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Dopo lo stop al dialogo sulla vertenza, suggellato dalla firma del verbale ministeriale di “mancato accordo”, allo stabilimento di Marcianise (Caserta) della multinazionale Jabil si respira un’aria carica di attesa e tensione tra i lavoratori, che vedono sempre più vicina la deadline indicata dall’azienda per marzo 2025, quando cesserà l’attività al sito produttivo casertano e per i 418 lavoratori si aprirà, stando allo stato attuale dei fatti, la fase della disoccupazione. La procedura attivata da Jabil sulla base della legge 234 del 2021 – quella che doveva servire ad impedire o a rendere più difficile e poco conveniente alla multinazionale di lasciare l’Italia – si è conclusa con un nulla di fatto e le con parti sociali sempre più distanti.
Dal 7 gennaio in poi, a governare dal punto di vista normativo l’iter di disimpegno di Jabil sarà la legge 223, quella sui licenziamenti collettivi, e sarà la Regione Campania, non più il Ministero del Lavoro o il Mimit, il luogo dove le parti torneranno ad incontrarsi; la procedura durerà 75 giorni. Nel frattempo i delegati sindacali aziendali (Rsu), che sono sindacalisti ma anche e soprattutto lavoratori, provano a interloquire con i vertici aziendali, in particolare sulla questione mensa, che dovrebbe essere sospesa, come deciso dall’azienda, il 17 dicembre prossimo.    
La Rsu – si legge in una nota – ha chiesto a Jabil di far ritrattare Elior (azienda che si occupa della mensa, ndr) sul disimpegno previsto al 17 dicembre, garantendo la prosecuzione del servizio mensa perlomeno fino al termine delle prossime procedure previste dal mancato accordo”. Per quanto riguarda il PDR, ovvero il premio di risultato, Jabil, fa sapere la Rsu, “riconferma la mancata disponibilità all’erogazione economica, anche in deroga”. L’idea inoltre di alcuni dipendenti di creare una coop e provare ad acquisire il ramo d’azienda Jabil, con il relativo stabilimento, è risultata non praticabile non solo dal punto di vista economico ma anche normativo.