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La vita di un attore è spesso caratterizzata da numerosi sacrifici, rinunce, ore di studio, tanti ‘no’ e anni di gavetta. Un lavoro “particolare, dipendente da così tante dinamiche che non ci è dato di padroneggiare”. Ce lo racconta Angelo Spagnoletti, talentuoso attore sannita, ora su Sky con ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno’. 
“Ho scelto di fare questo lavoro nonostante i tanti attori a cui mi ero rivolto mi dissuadessero dall’intraprendere questa strada, troppo irta di difficoltà. Ma sentivo che questa fosse la mia sola aspirazione.
Come quando ti innamori di una persona… ecco, quando ho sentito quella sensazione lì, ho capito che non potevo far altro nella vita – dice -. Ora, a parti invertite, non mi sentirei mai di sconsigliare qualcuno, soprattutto se consapevole di dover lottare e resistere a qualsiasi problematica”.

Angelo è entrato nel mondo della recitazione grazie a una passione nata fin da giovanissimo. Cresciuto tra Molinara e San Giorgio la Molara, Spagnoletti ricorda come i primi approcci al teatro siano avvenuti grazie a progetti scolastici ed esperienze in compagnie locali. Trasferitosi a Roma dopo il liceo, studia presso il Conservatorio Teatrale di Giovanni Battista Diotajuti (già direttore artistico del Laboratorio Teatrale Maloeis di Benevento) che Angelo considera il suo primo grande maestro: “Una scuola molto importante per gli attori, mi ha fornito basi solidissime. Ricordo con grande affetto Diotajuti, che spesso mi parlava di Benevento, dove aveva lavorato”.
Spagnoletti ha poi proseguito gli studi al Centro Sperimentale e subito dopo si è ritrovato “letteralmente catapultato in delle logiche lavorative per le quali non si è pronti, nonostante la preparazione accademica. Sono sopravvissuto per anni grazie a lavoretti, dal fare il cameriere a piccole comparse sui set, fino a collaborare come ‘spalla’ durante i casting. Tante volte ho pensato ‘ma chi me l’ha fatto fare?’, poi però vivi delle sensazioni, delle emozioni che invece ti ripagano di tutto”.

Dopo un periodo non facile culminato con la pandemia, per l’attore è arrivato un ruolo da protagonista in ‘Generazione 56K’, serie prodotta da Cattleya in collaborazione con The Jackal per Netflix. “Una esperienza importante, poiché la presenza su una piattaforma mondiale conferisce grande visibilità, magari a volte in mercati molto lontani. Ad esempio, ricordo che in quel periodo questa serie aveva avuto molto successo in Sud America, quasi più che in Italia”.

Nel 2022 prende parte alla miniserie ‘Circeo e l’anno successivo partecipa alla serie ‘Pesci Piccoli e al quinto film della saga cult ‘Indiana Jones‘. È protagonista del toccante corto ‘Un giorno di pacerealizzato da Emergency, e in queste settimane è su Sky con la miniserie sulla leggendaria storia degli 883 – per la regia di Sydney Sibilia – di cui è già confermata la seconda stagione.
Nella serie Spagnoletti veste i panni di Lello, la cui vita disordinata si intreccia quasi per caso con quella del noto gruppo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto. “Questo personaggio mi ha colpito sin da subito, ed ho quindi cercato di contestualizzarlo al meglio in quegli anni. Tra l’altro una sfida anche sul piano linguistico, perché lui parla il dialetto di Pavia… È stato un bellissimo percorso”.
E Max Pezzali? “È una persona veramente straordinaria. L’ho conosciuto durante le riprese, è venuto sul set ed è veramente come lo si immagina… sembra rimasto quel ragazzino umile di Pavia che la serie descrive benissimo. E poi ha avuto l’abilità e la lungimiranza di parlare di cose che accomunano tutti, non solo chi ha vissuto gli anni ’90, ma anche i giovani di oggi, seppure in un contesto diverso”.
Tra i suoi punti di riferimento, Angelo cita attori come Daniel Day-Lewis ed Elio Germano. “Ma il mio totem è Gian Maria Volontè. Per la sua versatilità? “Sì, ma anche per il suo impegno politico, sociale, per la capacità di entrare talmente tanto a fondo nel personaggio da far quasi scomparire l’attore che lo interpreta”. Tra i registi preferiti invece ci sono Fulvio Risuleo e Alice Rohrwacher: “Mi piace il loro restare fedeli alla propria identità, senza mai scendere a compromessi”. Il suo sogno nel cassetto però è lavorare con Paul Thomas Anderson.

Angelo Spagnoletti ora vive a Roma ma torna spesso nel suo paese d’origine: “Non riesco a pensare la mia vita senza il mio posto, il mio villaggio: d’altronde le dinamiche che vi ritrovi sono le stesse che riscontri altrove. Parto sempre da lì per creare i miei personaggi“.
Per finire, Angelo crede fermamente che i contenuti dei progetti teatrali e cinematografici debbano essere socialmente utili, capaci di porre domande agli spettatori: “Che sia una commedia, un drammatico o un horror, il cinema deve sempre avere uno scopo nobile. Fortunatamente ho sempre partecipato a progetti ricchi di umanità e contenuti interessanti. Anche in questo momento – conclude – ho importanti programmi in cantiere di cui però è prematuro parlare”.