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Il terzo mandato in Campania non è ancora legge, ma a Palazzo Chigi già si pensa di impugnarlo. Sono questi umori a filtrare dalla maggioranza di governo, alla vigilia del consiglio regionale. Domani saranno due i testi all’esame dell’aula del Centro Direzionale. Sono coordinati tra loro. Il primo, a firma di Giuseppe Sommese (presidente commissione Affari istituzionali), si intitola “Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di Presidente della Giunta regionale”, in recepimento legge nazionale 165 del 2004. Si tratta appunto delle disposizioni sul terzo mandato del presidente, attese in Campania da 20 anni. La proposta di legge recepisce il limite di due mandati, tuttavia azzera il computo. Il calcolo partirebbe cioè dalle prossime regionali in Campania, consentendo a De Luca di correre per un terzo mandato. E volendo anche per un quarto.

Il consiglio dovrà votare anche una seconda proposta di legge, firmata da Mario Casillo, capogruppo del Pd. Il testo intende modificare la legge elettorale della Regione, vigente dal 2009. La riforma prevede di eliminare il limite del 65% del premio di maggioranza, inoltre introduce una soglia di sbarramento al 2,5 per cento per tutte le liste, riducendo pure il numero di firme necessarie per presentarle. Tra le altre cose, disciplina la sospensione dalla funzione di consigliere in caso di nomina ad assessore regionale, la ineleggibilità dei sindaci di tutti i Comuni campani. Ma terzo mandato a parte, proprio la legge elettorale costituisce un grosso nodo. Nei giorni scorsi, da più parti si indicava questa norma, quale effettivo recepimento della legge nazionale. Secondo alcuni, la Campania non avrebbe cioè bisogno del testo di Sommese, in quanto già fornita di una legge di recepimento. E questa normativa sarebbe immodificabile: si recepisce una volta sola, poi basta.

Una complessa questione giuridica, sollevata da Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana. Lui ricorda bene la storia del 2009, quando era componente del consiglio. Lo stesso hanno fatto Salvatore Ronghi, anch’egli consigliere 15 anni fa, e Maria Muscarà, attuale membro dell’aula. Argomentazioni condivise dalla maggioranza parlamentare del centrodestra. A Roma si dà come possibile un ricorso alla Consulta, dal momento in cui le norme della Campania saranno effettive. Si dovrà certo attendere l’iter formale, con la pubblicazione sul Burc. Ma una volta completato, il caso finirà all’attenzione del governo. E il conflitto di attribuzione è scenario concreto, a sentire gli ultimi rumors. Valutazioni informali, intanto, sono già in corso. Secondo ambienti del centrodestra, a disciplinare la materia dei mandati sarebbe la legge nazionale. Il limite di due esisterebbe a prescindere, anche in caso di mancato recepimento. In tale quadro, le norme regionali sarebbero solo ‘di chiusura’. Nel caso di specie, questa interpretazione considera De Luca ineleggibile, non incandidabile. Se scendesse in campo, perdendo Santa Lucia, potrebbe fare il consigliere. Qualora vincesse, non potrebbe invece essere proclamato. E a complicare la vicenda, c’è anche la legge regionale del 2009, approvata al tempo di Bassolino.

Sull’ipotesi, da molto si confrontano i costituzionalisti. Ma nel centrodestra si fa strada anche un discorso di natura politica. Un’eventuale impugnazione del governo, stavolta, troverebbe d’accordo il Nazareno. Come noto la segretaria Elly Schleinall’opposto dei consiglieri regionali dem – è infatti contraria al terzo mandato. E anche l’ex leader Pier Luigi Bersani chiude la porta, a Otto e mezzo su La7: “Ho sempre sostenuto una posizione contraria al terzo mandato, mi spiace perché ritengo De Luca una delle personalità più rilevanti e carismatiche della sinistra”. Chiamiamola insomma eterogenesi dei fini, ma entrambi i poli romani proveranno a ostacolare i piani del governatore. E anche Tonino Scala, sui social, manda il suo altolà ai consiglieri regionali. “Nella loro cecità – scrive -, hanno deciso di spalancare le porte al terzo mandato, un affronto alla dignità della democrazia”. De Luca non molla affatto, lo scontro è appena all’inizio.