Sono 458 le donne accolte nel 2024 dalla rete dei Centri Antiviolenza del Comune di Napoli. Ad esse si aggiungono 144 utenti ancora assistite, mentre 98 sono i percorsi conclusi. Il numero più alto di nuovi casi (48) nella Municipalità 3, Stella San Carlo all’Arena. Il più basso (22) nella municipalità 7 Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno. I dati fotografano la situazione dal 1 gennaio al 31 ottobre di quest’anno. Ad effettuare il monitoraggio l’assessorato allo Sport e alle Pari Opportunità.
Proprio l’assessora Emanuela Ferrante li ha divulgati, durante un convegno della Corte d’Appello di Napoli, lo scorso 17 ottobre. Quel giorno sono stati diffusi i numeri del distretto giudiziario, che registrano un sensibile aumento nelle violenze di genere. Un fenomeno diffuso a macchia d’olio, senza zone franche, in linea col trend nazionale. Le cifre per singola municipalità: prima 26 utenti; seconda 39; quarta 35; quinta 38; sesta 28; ottava 38; nona 45; decima 37. Peraltro, i Centri Antiviolenza accolgono 102 donne provenienti da fuori città o provincia. Tra le nuove utenti, la maggioranza (215) arriva dall’accesso spontaneo. Altre 60 dai Centri Servizi Sociali Territoriali (Csst), 57 sono giunte tramite il 1522, numero anti violenza e stalking. Per 35 casi, la segnalazione è del pronto soccorso. Ulteriori 91 di forze dell’ordine, nodi territoriali e Centri Anti Violenza.
La fascia d’età più presente è quella tra 40 e 49 anni, la meno rappresentata riguarda le under 18. L’identikit parla anche di donne in prevalenza nubili, non conviventi con partner, occupate e italiane, in netta predominanza sull’utenza straniera. Più casi (26%) tra le impiegate. Un 7% è libera professionista, ma il 37% non lavora. Le tipologie di violenza riferita: psicologica nel 92% delle vittime (421), fisica nel 71% (327), poi troviamo economica (47%), stalking (32%), sessuale (22%), molestie (2%), mobbing (1%). Tra i servizi erogati, unanime il ricorso (100%) a informazioni, ascolto e assistenza sul percorso di sostegno. Frequente quello a consulenza legale (51%) e psicologica (39%), come pure ad assistenza psicolgica (25%) e legale (21%). Circa l’aggressore, il 28% indica il coniuge, il 22% l’ex partner non convivente, il 9% il partner non convivente, l’8% il partner convivente. Nel 30% delle vicende, alla pari, sono uomini con titolo di studio di scuola media inferiore e superiore. Il 16% è laureato. Il 64% di loro ha un lavoro, il 15% è disoccupato. Tra quanti hanno un’occupazione, il 13% è operaio, il 19% impiegato, il 14% libero professionista. La violenza di genere risulta quindi trasversale alle classi sociali.