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Duemila persone tra l’interno della chiesa di Piazza Sanità e all’esterno, per salutare Emanuele Tufano, il 15enne ucciso in una sparatoria notturna in una traversa di Corso Umberto, a Napoli, una settimana fa. Un funerale celebrato dall’arcivescovo Mimmo Battaglia, davanti ai genitori di Emanuele e a un gruppo di diverse decine di ragazzi della sua età, seduti in chiesa a terra, accanto alla bara bianca del giovane.

    Silenzio e tristezza nella chiesa di Santa Maria della Sanità, ma anche all’esterno in un quartiere zittito dall’atrocità di un 15enne ucciso con un colpo di pistola. Da qui l’appello di Battaglia ai ragazzi: “vi prego, deponete le armi, abbandonate la logica del sopruso e della prepotenza e lasciatevi raggiungere, educare ed accompagnare da chi crede ancora in voi, da chi vede nel vostro cuore un punto sacro e accessibile al bene. Perché è in gioco la vostra vita e cambiare è possibile”. La piazza è presidiata da decine di agenti della polizia e dei carabinieri, oltre alla Municipale, e molte persone osservano il quartiere del centro in lutto anche dal ponte della Sanità, dall’alto. Gli ultras del Napoli accendono un fumogeno azzurro per far sentire la propria vicinanza.

    Sull’altare diversi sacerdoti tra cui padre Alex Zanotelli. La chiesa ascolta in silenzio mentre l’arcivescovo si chiede: “noi adulti siamo ancora capaci in questa città di accogliere e raccogliere il grido disperato e inconsapevole di tanti suoi figli?”. Al funerale non ci sono esponenti istituzionali ma tante famiglie che si commuovono, con Battaglia che chiede “al Signore – dice – per tutti noi adulti il dono dell’inquietudine, affinché non restiamo indifferenti, affinché troviamo il coraggio di cambiare ciò che deve essere cambiato, di disarmare una città dove le armi la fanno da padrone, di costruire una comunità più giusta, dove ogni vita sia rispettata e amata”. La bara esce dalla chiesa accolta fuori dallo striscione “Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore. Manu vive” e viene portata a mano davanti al portone del palazzo alla sinistra della chiesa in Piazza Sanità, dove viveva Emanuele. E’ l’ultimo saluto della Sanità con un lungo applauso.