“La notizia dell’arresto di uno dei rapinatori che il 19 settembre saccheggiarono la mia attività deve dare fiducia a commercianti e imprenditori del territorio che si ritrovano in balìa della criminalità”. A sottolinearlo, in una nota, è l’imprenditore Gianni Forte, titolare del bar “Moa Café”, nel quartiere napoletano di Barra, commentando la notizia di un arresto per il raid al suo locale che provocò un danno da 25mila euro.
A seguito di quella rapina, Forte organizzò una marcia per la legalità alla quale parteciparono, tra gli altri, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, esponenti del mondo della giustizia, delle forze dell’ordine e della politica locale.
“Sul fronte della repressione – dice ancora Forte – l’impegno delle forze dell’ordine e della procura da i suoi frutti. Ringrazio in particolare la polizia che sta lavorando con tenacia per identificare tutti i responsabili di quella interminabile e brutta rapina”.
Per l’imprenditore è però necessario, “soprattutto in questo territorio, che paga un lungo isolamento istituzionale e un’assordante indifferenza, che all’azione repressiva si affianchi una incisiva e permanente azione di prevenzione. Solo così sarà possibile iniettare fiducia in questa terra, e far sì che il senso di abbandono di chi vive in questo lembo di terra e in generale nelle ‘zone di non volo’, la cronica rassegnazione e la paura di denunciare si trasformino nel coraggio di ribellarsi e di lottare per una condizione di vita migliore”.
A seguito di quella rapina, Forte organizzò una marcia per la legalità alla quale parteciparono, tra gli altri, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, esponenti del mondo della giustizia, delle forze dell’ordine e della politica locale.
“Sul fronte della repressione – dice ancora Forte – l’impegno delle forze dell’ordine e della procura da i suoi frutti. Ringrazio in particolare la polizia che sta lavorando con tenacia per identificare tutti i responsabili di quella interminabile e brutta rapina”.
Per l’imprenditore è però necessario, “soprattutto in questo territorio, che paga un lungo isolamento istituzionale e un’assordante indifferenza, che all’azione repressiva si affianchi una incisiva e permanente azione di prevenzione. Solo così sarà possibile iniettare fiducia in questa terra, e far sì che il senso di abbandono di chi vive in questo lembo di terra e in generale nelle ‘zone di non volo’, la cronica rassegnazione e la paura di denunciare si trasformino nel coraggio di ribellarsi e di lottare per una condizione di vita migliore”.