Tempo di lettura: 3 minuti

“Tutti uniti qua restiamo, per il verde noi lottiamo”. Lo ripetono leggendo in coro, come un giuramento rituale. In oltre 200 hanno animato la protesta, contro la gestione del green, sotto Palazzo San Giacomo. Sono gli Stati Generali del verde, a Napoli riuniscono 58 associazioni, e tanti cittadini. Hanno messo da parte le differenze, per trovare i fattori comuni. Il primo è il malcontento. Il verde pubblico in città è sotto accusa. Per invertire la rotta, hanno elaborato sei punti. Sono altrettante richieste per il Comune di Napoli. Già, l’amministrazione. Dall’inizio si chiede un incontro col sindaco Manfredi. Aspirazione sinora rimasta tale. Agli atti, c’è un incontro con l’assessore Vincenzo Santagada, titolare della delega al verde. Un faccia a faccia ritenuto però interlocutorio.

In piazza, il sindaco è il convitato di pietra. È considerato a distanza siderale, eppure è fisicamente vicino. A 200 metri, in piazza Plebiscito, sta inaugurando il Villaggio della Salute. “Ma quella è prevenzione secondaria, e non riduce il numero di malattie” grida al megafono l’oncologo Antonio Marfella, col suo camice bianco. All’attivo ha una vita di battaglie per la Terra dei fuochi, e si rivolge “ai nostri interlocutori assenti”. A loro rinfaccia che “Napoli ha i dati sanitari per inquinamento peggiori d’Italia”. E perciò ricorda la necessità della “prevenzione primaria”. Marfella quindi punta il dito: “Al Comune hanno creato un assessorato al verde per non affrontare il problema della salute”. Perché, va ricordato, “il verde è salute, l’aria pura non si paga”.

Il clima è assai pugnace, ed evidente il malessere dei manifestanti. Ma non mancano certo l’approccio razionale e le competenze. E in prima linea ci sono nomi storici dell’ambientalismo. “L’assenza del sindaco – spiega l’ex consigliere comunale Franco Di Mauronon ha impedito a tutti i presenti di protestare a voce alta per l’assenza di una visione politica del verde i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti”. Tra le criticità evocate, ci sono “fossette di alberi vuote e/o tombate, alberi che crollano, aiuole sudicie e non curate, parchi chiusi”. Maria Muscarà, consigliera regionale indipendente, agita un cartello: “Più cedri, meno Manfredi”. E aggiunge: “Abbiamo i fondi necessari, ora serve solo la volontà politica per agire”. Di mancanza di “confronto e ascolto del Comune” parla Antonio Di Gennaro. “Come Assoutenti e No Fly Zone – dice – avremmo da fare varie considerazioni sui problemi ambientali, generati da inquinamento, senza che si riesca ad ottenere una adeguata e positiva gestione del verde urbano, di cui, in particolare gli alberi sono parte determinante”. Tutti i partecipanti promettono: “È solo l’inizio”. E si danno appuntamento ad una prossima assemblea, per concordare i prossimi passi.