Serena Rossi ha incantato il pubblico della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma con un concerto a sorpresa alla premiere de ‘Il treno dei bambini‘, il nuovo film della candidata all’Oscar Cristina Comencini dal 4 dicembre su Netflix. L’attrice – accompagnata dalla JuniOrchestra, l’orchestra dei giovani dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Simone Genuini – ha cantato ‘Uocchie C’arraggiunate’ di Roberto Murolo, tra i brani della pellicola.
Prima dell’esibizione, che si è svolta nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, l’intero cast ha sfilato sul red carpet. Tratto dall’omonimo bestseller di Viola Ardone, ‘Il treno dei bambini’ racconta la generosità dell’Italia del dopoguerra, un viaggio attraverso la miseria visto dagli occhi di un bambino diviso tra due madri.
Quella del treno che portava i bambini dal Sud a Nord nel Dopoguerra “è una storia che pochissimi conoscono” dice la regista Comencini. Un lungometraggio che fa luce sul viaggio di settantamila bambini che nel dopoguerra vennero inviati in treno nel Nord perché si potesse assicurare loro un futuro migliore. “Io ho una mia idea sul perché: era organizzata dall’Unione delle donne italiane e coinvolgeva bambini e donne, che sono le classiche figure che nella società sono tenute da parte. Ecco perché questa storia è stata resa invisibile, come molte cose che hanno fatto alle donne durante la guerra e il Dopoguerra”. “Questi treni – spiega la regista, che presenta il film nella sezione Grand Public – sono partiti da zone in cui non c’era nulla, è una storia di solidarietà, quello che noi siamo stati e può forse dire quello che potremmo essere. La storia è importante dal punto di vista del nostro Paese, ecco perché ho voluto affrontarla”.
La stessa Rossi, coprotagonista nel lungometraggio, interpreta Antonietta, una madre apparentemente dura, costretta a separarsi dal figlio per dargli una speranza di vita migliore. “Raccontare una mamma così lontana da me è stato difficilissimo”, ha spiegato l’attrice napoletana. E poi rivela: “C’è un pezzo della mia famiglia in questa storia: mia nonna Concetta che ha 84 anni era una di quei 70.000 bambini che nel ’46 hanno preso quel treno. Lei andò per tre mesi a Modena accolta da questa famiglia che le ha dato quello che lei considera il periodo più bello della sua infanzia. Siamo riusciti poi sul set – continua – a metterla in contatto con il bimbo della famiglia di Modena che l’ha accolta e con cui aveva fatto amicizia”.
La regista infatti precisa: “Sì è vero, racconto una Napoli molto inclemente, Curzio Malaparte aveva ragione. Napoli è la mia città, ma dopo la guerra era una tragedia, una cosa che paghiamo ancora oggi. Il film non è edulcorato, rappresenta solo la realtà con protagonisti questi bambini miserrimi, ma bellissimi”.