La vicenda accaduta al difensore del Napoli Juan Jesus, che si è ritrovato nella sua auto ben cinque sistemi di tracciamento installati dai ladri per tenerlo sotto controllo, è emblematica: ormai i cosiddetti tracker sono largamente diffusi e non solo per usi legali. Lo sa bene l’arma dei carabinieri che si sta concentrando su questi minuscoli dispositivi nati per ritrovare borse, mazzi di chiavi e portafogli persi, grazie a una specifica sezione, la “Cyber Investigation” composta da esperti dell’hi-tech. A Napoli questo gruppo – che fa parte del Nucleo Investigativo di Napoli – è guidato dal tenente colonnello Giuseppe Taraschi e dal suo vice, il maresciallo Antonio Silvestre. “La prima cosa che mi sento di dire è che bisogna fare molta attenzione agli alert”, dice il maresciallo e ingegnere informatico Antonio Silvestre. “Le case che producono questi dispositivi – fa sapere Silvestre – acquistabili con pochi euro sul web, hanno preso atto dell’uso illegale che se ne sta facendo e stanno realizzando delle applicazione grazie alle quali è possibile rilevarne la presenza. E, ovviamente, se ci si trova da soli, in auto come a casa, per esempio, la segnalazione deve far insospettire”.
“A questo punto – continua il carabiniere – il mio consiglio è di recarsi in una stazione dei carabinieri e segnalare la circostanza, perché sicuramente qualche male intenzionato ha messo di nascosto il tracker in qualche accessorio per monitorare i nostri spostamenti”. L’ingegnere informatico dell’arma spiega anche come funzionano questi dispositivi, sempre più piccoli e ormai neppure tanto complicati: “Utilizzano la tecnologia Bluetooth grazie alla quale si mettono in contatto con qualsiasi altro dispositivo circostante, dal computer al cellulare, per utilizzare il gps e localizzare il soggetto preso di mira. Ovviamente, se ci si trova in mezzo a una folla, in metropolitana, in un affollatissimo supermercato, l’alert che viene lanciato dall’app potrebbe non essere significativo. Ma, ripeto, se ci trova da soli, lontano da altre persone, e arriva la segnalazione, è quasi certo che qualcuno ci sta monitorando”.
La sezione “Cyber Investigation” dell’arma ovviamente non si occupa solo dei tracker Bluetooth, anzi. Il compito assegnato loro copre un ampio ventaglio di attività investigative altamente tecnologiche che vanno dalle indagini informatiche, quelle che riguardano le attività degli hacker, per esempio, al monitoraggio dei social che, com’è noto sono largamente adoperati e consentono di individuare con una notevole rapidità i reati e chi li commette.