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Per l’adeguamento sismico del Centro di Produzione di Napoli, i competenti organi tecnici della Rai comunicano un costo previsto di 33 milioni di euro. Ma circa la metà proverrà dalla Regione Campania. Un cofinanziamento deliberato il primo ottobre dalla giunta regionale, nell’ambito dell’Accordo di Coesione firmato col governo il 17 settembre. O meglio: la tribolata intesa con Palazzo Chigi, arrivata dopo mesi di scontro, contempla un esborso della Regione pari a 10 milioni. Sono risorse a valere sul Fondo Complementare. La delibera di Palazzo Santa Lucia però aggiunge un’ulteriore quota, “non superiore a” 6 milioni di euro. In questo caso si tratta di fondi del programma Fesr.

La Rai di Napoli – afferma il provvedimento – rappresenta un attrattore culturale connotato da caratteristiche di esclusività in ragione delle attività di produzione radiotelevisiva e culturali svolte presso il Centro di Produzione”. Secondo l’amministrazione De Luca, siamo dinanzi ad un “unicum nel territorio regionale”, sia per “la rilevanza culturale che socioeconomica”. A questo si somma l’indotto generato, ma va pure considerata “la destinazione dei suoi spazi a luoghi di aggregazione sociale, formativa, e culturale, nonché di promozione territoriale”.

In poche parole, il Centro Rai di via Marconi rappresenta, per la Regione Campania, “luogo della cultura del patrimonio regionale”. E benché di proprietà statale, si ha interesse a salvaguardarlo. La struttura peraltro è a Fuorigrotta, cioè area bradisismica dei Campi Flegrei. E sui fondi Coesione, Mamma Rai mette d’accordo Meloni e De Luca.