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A Napoli finisce tra gli scontri la protesta contro il G7 dei ministri della Difesa. “I ministri della guerra” tuonano gli antagonisti, partiti da piazza Garibaldi, in corteo lungo corso Umberto. In piazza un migliaio di persone. La manifestazione è autorizzata fino a piazza Bovio. Lontana dalla zona rossa di piazza Plebiscito, dove a Palazzo Reale sono blindati i ministri. Ma giunti al blocco, gli antagonisti sparigliano. Fosse una partita di calcio, parleremmo di una finta di corpo, con fuga sulla fascia. Il corteo devia all’improvviso sul lato destro, spiazzando l’imponente cordone di forze dell’ordine, schierato a chiudere piazza Bovio. I manifestanti risalgono lungo via Mezzocannone, inseguiti dagli agenti. Il corteo prosegue per le vie del Centro Storico, issando un carrarmato di cartapesta, tra gli sguardi incuriositi dei turisti. Sul finto cingolato due scritte filopalestinesi: “IsraHell” e “Stop genocide”.

I manifestanti quindi imboccano via Toledo, nonostante un acquazzone. Sbucati in piazza Carità, ritrovano il blocco di blindati e polizia. Il questore Agricola ha rimodulato in corsa il piano. Alle spalle del cordone c’è via Toledo, al cui termine si situa Palazzo Reale. Protetti da scudi di plexiglass, gli antagonisti tentano di passare. A quel punto scatta la carica delle forze dell’ordine, con lancio di lacrimogeni. Intorno alle 18.20 la situazione però torna tranquilla. Il corteo si dirige in piazza del Gesù, per poi sciogliersi. E al momento non risultano feriti, né danni. Una nota della questura di Napoli parla di “manifestanti respinti”, e di sicurezza “garantita”. Gli incidenti sono scoppiati sotto gli occhi di migliaia di visitatori, nell’ora di punta dello ‘struscio’. Il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, ne approfitta per attaccare: “Ancora una volta un corteo per la pace diventa teatro di violenza”.

Davide Dioguardi, tra i leader antagonisti, giudica invece “una provocazione” le prescrizioni della questura. Per lui, è scesa in piazza “la voce di Napoli contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese”. E la coscienza spirituale dei movimenti, il missionario Alex Zanotelli, addita i ministri come “prigionieri del complesso militare industriale”. Ma la protesta ha vissuto diversi momenti. Un happening va in scena sotto la sede di Fratelli d’Italia, presidiata in corso Umberto. Il corteo vi sosta a lungo, e i manifestanti lasciano una scritta con la vernice sulla strada. “A pieno regime. No ddl 1660″ la frase contro il decreto sicurezza, accompagnata da cori contro la premier Meloni. Un break anche sulle scale dell’università Federico II, con l’accensione di fumogeni. “Il rettorato è stato occupato nei mesi scorsi” ricordano dal megafono. Nel mirino, gli accordi accademici tra l’ateneo napoletano e quelli di Israele.