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Sostegno a Manfredi per l’Anci, sì al campo largo per le regionali, ma senza De Luca. E rivendicare il candidato in Campania, regione dove il M5S è storicamente radicato. A margine della visita di Giuseppe Conte, si schiarisce la road map pentastellata. Il presidente dei 5 stelle è allo stadio Maradona, per la cerimonia delle Medaglie d’Oro Libertas. Da Napoli lancia alcuni messaggi, rispondendo ai cronisti. Anzitutto lancia il sindaco Manfredi per la presidenza Anci. Non è un mistero, infatti, l’antico asse tra i due. La corsa però non sarà facile. Il dem Lo Russo, sindaco di Torino, è indicato come aspirante forte. Ma Conte vede in Manfredi il “candidato più autorevole e più adeguato”. Ricorda i tempi del governo giallorosso, con l’ex rettore al ministero dell’Università. “Avendo lavorato con lui – dice l’ex premier – ha una grande sensibilità”. Con Manfredi c’è anche un incontro, prima della cerimonia. Il tempo di un caffè, e di fare il punto della situazione. Il leader del M5S ne esalta l’atteggiamento “di dialogo con tutti, molto inclusivo”. Basterà? Questo è da vedere, ma di filo da tessere ce n’è. A dare le carte sarà il Pd, diviso tra gli sfidanti Lo Russo e Manfredi.

Dal campo largo municipale, però, si passa presto a quello delle regionali. Conte fa un po’ melina, davanti alla stampa. Garantisce di lavorare per “progetti competitivi”. Per i territori, avverte la necessità di trovare “coesione” e “identità di obiettivi politici”. Ma l’alleanza col Pd, senza Renzi, è un cantiere avanzato. Sulla Campania, Conte tuttavia mostra prudenza. Il Pd ha la grana terzo mandato da sbrogliare, e pubblicamente l’alleato se ne tiene fuori. Con cautela, parla di scenari “da valutare”. Fonti pentastellate però chiariscono: sulla coalizione nessun ripensamento, ma a patti chiari. Il M5S sostiene il Nazareno, nella volontà di chiudere l’era De Luca. Verso il governatore c’è una chiusura netta. Allo stesso tempo però, in Campania si chiede un candidato 5 stelle. I nomi girano da tempo: l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, e l’ex ministro Sergio Costa. Uno dei due è la carta per Palazzo Santa Lucia. E dipende anche dalle rispettive capacità di aggregare una coalizione. Questo Conte non lo dice, ma nel movimento aleggia. Il ragionamento è questo: su 7 regioni prossime al voto, il Pd non può scegliere tutti i candidati. E in Campania, da sempre, il M5S viaggia in doppia cifra.

Ma intanto, anche i pentastellati hanno le loro tensioni. A chi gli chiede se c’è pace col fondatore, Conte assicura: “Non ho mai fatto la guerra a Grillo”. E preferisce ricordare “la fase 2 del processo costituente” nel M5S. “Siamo nel vivo – racconta -, in questo momento sono riuniti 300 iscritti sorteggiati, oltre a 30 giovani minorenni e oltre a 30 non iscritti e stanno discutendo sulle varie proposte”.

Giuseppe Conte allo stadio Maradona