Un’operazione da 180.000 euro – 160.000 sono fondi Poc della Regione Campania – è il caso di dire ‘chiavi in mano’. Guardiania compresa, tanto costa il Pulcinella stilizzato al comune di Napoli. “Ma sono risorse riservate all’arte contemporanea” risponde il sindaco Gaetano Manfredi, a chi esprime dubbi. L’opera dello scomparso Gaetano Pesce è stata inaugurata stasera in piazza Municipio, dove resterà fino al 19 dicembre. Il vernissage di ‘Tu si ‘na cosa grande’ – questo il nome – si è celebrato sulle note del Bolero di Ravel. Assente il governatore De Luca, pur annunciato. Ma attorno all’installazione fioccano polemiche e battute hard, per l’aspetto da molti giudicato fallico. “I commenti generano energia” sorride la curatrice Silvana Annichiarico. E aggiunge: “Gaetano Pesce ne sarebbe felicissimo, ha sempre fatto delle opere che fanno discutere, per le quali ci si interroga”.
E non esclude “una memoria involontaria che abbia agito sull’artista” Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea. “I riferimenti fallici che alcuni hanno letto – sostiene – probabilmente Pesce non li aveva immaginati, ma non dimentichiamo che c’è Pompei a pochi chilometri da qua”. Da qui il richiamo alle falloforie dell’antichità. Le processioni in onore di Priapo e Dioniso, nelle quali si trasportavano enormi falli di legno. Tutto questo non c’entra con la maschera di Pulcinella, di cui tuttavia Trione sottolinea la “reinterpretazione”.
“Quando l’ho visto, ho pensato quello che tutti hanno pensato” ammette Manfredi. Cioè, di guardare un pene alto 12 metri. Ma allo sguardo profano, il sindaco invita a sostituire il senso recondito. “L’idea – dice – è di una rappresentazione stilizzata del rapporto tra Pulcinella e il cuore dei napoletani”. Due cuori trafitti da frecce, appunto, fanno da pendant al ‘totem’ luminescente. A sanguinare però è anche il gusto estetico di tanti. “Una torre al centro della piazza altera i prospetti visivi di monumenti e paesaggio” dice Antonio Pariante, presidente del comitato civico Portosalvo. E indica il Maschio Angioino da un lato, San Martino e la collina del Vomero da un altro. Il comitato ha interpellato la Soprintendenza, sul rispetto dei vincoli. “E inoltre – osserva Pariante – ricordiamo che tra il Pulcinella e l’opera precedente, la Venere degli stracci, sono stati spesi oltre 400.000 euro”. E chi potrebbe dimenticarlo?