La storia purtroppo ci insegna che la “morale” come la verità ha spesso due facce: una posticcia, spesso accattivante e a uso e consumo dei “media” e un’altra invece più reale, più nascosta, più aspra e meno rispettosa dei valori.
Questo è quello che sta accadendo purtroppo da anni all’interno della Lega, ed in particolare nei confronti dei meridionali. L’avvento di Matteo Salvini alla segreteria del partito (dal dicembre 2013), doveva rappresentare la “rivoluzione del buonsenso” con l’abbandono del primitivo “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” per lasciare spazio ad un “Lega Salvini Premier” più nazionale.
Una doppia morale, quella della Lega, che con il raduno di Pontida è riemersa, a dispetto di quell’azione messa in campo negli anni dallo stesso Salvini. Sono tornati i cori contro i napoletani e i casertani, ma soprattutto è tornato a tuonare forte l’inno alla secessione.
Un inno intonato non dai longevi e vecchi leghisti, quelli della “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”, ma dai giovani della “Lega Salvini Premier”. Quelli nati nell’era della digitalizzazione, dei social che dovrebbero azzerare le distanze tra l’Italia e l’America.
I giovani attivisti hanno scandito lo slogan che richiama le vecchie origini della Lega, quando si guardava al Sud come una zavorra da cui staccarsi. Eppure a Pontida erano in tanti i rappresentanti leghisti provenienti proprio dalle regioni del meridione d’Italia. Folta anche la rappresentanza campana con in prima linea il neo coordinatore regionale Gianpiero Zinzi.
Che ne sarà ora della Lega al Sud? Un processo di crescita del partito al Sud che stenta a decollare. Ed i cori contro i meridionali così come l’inno alla secessione, proprio mentre il dibattito sull’Autonomia Differenziata diventa sempre più acceso, diventano una spada di Damocle sulla testa di tutti i rappresentanti della Lega al Sud.
Alle ultime Elezioni Europee il partito di Matteo Salvini aveva raccolto il 6,85% dei voti nelle Regioni del Sud, una percentuale che probabilmente sarà destinata a decrescere, in maniera inversamente proporzionalmente alla crescita del divario tra Nord e Sud rappresentato dall’eco dei cori dei giovani padani.