“Gli alunni beneventani non solo hanno avuto la sventura tra il 2020 e il 2021 di dover frequentare un surrogato di scuole, sperimentando con la DAD, come tutti gli altri studenti d’Italia, le difficoltà create dal COVID alla didattica, finendo davanti a uno schermo, con una classe di compagni virtuali e insegnanti che dipendevano dalla stabilità della connessione, ma, dopo la fine della pandemia, ora nel 2024, mentre gli altri studenti si sono riappropriati della normale vita scolastica, quelli nostrani hanno preso un’altra mazzata che rischia di vanificare ogni loro sforzo per avere una formazione adeguata che consenta loro di affrontare le esigenze poste da un mondo del lavoro sempre più competitivo”. Così in una nota il Comitato “Salviamo le scuole Torre-Sala e il quartiere Mellusi dallo scempio”.
“Questa volta – aggiunge – non è colpa di pipistrelli o errori di laboratorio, la iattura che ha costretto qualcosa come duemila studenti beneventani a perdere la pace è l’insipienza degli amministratori di questa città. Provincia e Comune di Benevento infatti sin dal 2021 hanno saputo di essere destinatari di sostanziosi finanziamenti da poter impiegare per le più svariate esigenze della città. Credete che li abbiano utilizzati per bonificare i fiumi Sabato e Calore, mettendo depuratori, eliminando l’inquinamento?
Per assicurare forniture idriche stabili e sane ai cittadini? Per migliorare le infrastrutture, col
rifacimento di rete ferroviaria, strade e fognature? Per rendere più adeguate le strutture sanitarie? Per potenziare il turismo? No, niente di tutto questo. Hanno invece pensato adeguare il liceo Giannone, abbattere e ricostruire gli istituti superiori Galilei e Alberti, la scuola media Torre e, visto che c’erano, anche la scuola elementare Sala, le prime quattro frequentate fino a giugno 2024 dagli alunni, l’ultima frequentata ancora per tutto quest’anno. Quindi tanto insicuri questi edifici non sono. Credete che dal 2021, ci sia stato tempo per organizzare i trasferimenti degli alunni, accertarsi di tenere insieme il corpo scolastico, assicurando un’adeguata attività didattica? Checché! Nient’affatto. Sloggiati dalle loro consuete aule, i ragazzi delle superiori, dipendenti dalle decisioni della Provincia,
sono stati costretti a un ulissismo pedagogico, alle prese con un balletto che li vede ora al quarto e quinto piano dell’Alberti (si badi bene evacuato dai suoi alunni e frequentato invece dagli alunni del classico, ma destinato all’abbattimento), ora al primo piano del Calandra, ora di nuovo all’Alberti, mentre altri sono smistati a Piano Cappelle, all’Istituto Agrario. Peggio è andata ai ragazzi della scuola media Torre (dipendenti dal Comune), divisi per età su tre sedi a chilometri l’una dall’altra. Il buon senso dei docenti, ha posto riparo alla iattura accorpando le ore di insegnamento, onde evitare che professori scalmanati, giungessero trafelati nelle classi dopo aver fatto la circumnavigazione della città.
Perché le scuole sono state oggetto di questi interventi? Come ha detto il nostro sindaco le scuole sono pericolose, si sarebbero trasformate in tombe se fosse avvenuto un sisma come a San Giuliano di Puglia ed egli ha a cuore la sicurezza.
In nome di questa sicurezza, i ragazzi di terza media sono nell’antico edificio degli Scolopi a via Bartolomeo Camerario, nel pieno del nostro bel centro storico. Peccato che non ci siano corridoi tra i banchi, per assicurare le vie di fuga in caso di sisma; peccato che le aule siano proprio piccole, per una scuola così grande come la Torre; peccato che le scale antincendio dell’edificio siano così sdrucciolevoli con le piogge. Peccato che alla scuola Pacevecchia, la verzura incolta da decenni sia ricettacolo di varie specie di insetti, che poi per curiosità si affacciano nelle aule a vedere cosa facciano tante persone. Peccato!
Strano concetto di sicurezza hanno gli amministratori, se non garantendo mai, per anni, la normale manutenzione degli edifici scolastici, pretendono a un bel momento di spianare la casa degli studenti. Hanno detto che poi la restituiranno “più bella e più superba che pria”.
Si rischia che uno studente delle medie non la veda mai questa restituzione, che così disarticolato, non abbia il senso della comunità scolastica, che non sappia bene neppure che scuola frequenti e non possa costruire serenamente la sua formazione.
La contestazione alle scelte distruttive e alla incapacità organizzativa del Comune ha fatto dire al primo cittadino che “è la prima volta in Italia che un gruppo di cittadini si oppone alla realizzazione di edifici scolastici nuovi al posto di quelli vecchi a rischio terremoto”.
Forse perché è la prima volta che un progetto è così pieno di falle? Forse perché è la prima volta che un progetto è approvato con un dolo così evidente? Forse perché è la prima volta che un progetto danneggia così tanti cittadini? Intanto una verifica del Ministero c’è stata. Speriamo che i cittadini non siano delusi ancora una volta”.