Ci sono due arresti per l’agguato del 12 novembre 2000: un agguato che rientra tra la guerra il clan Cesarano, attivo a Castellammare di Stabia e nelle zone limitrofe, ed il gruppo avversario Moscarella. Per delega del procuratore Distrettuale di Napoli, i militari del gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno infatti eseguito una ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di due persone gravemente indiziate del reato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla finalità di aver agito al fine di agevolare l’attività propri dei Cesarano. In particolare i due indagati avrebbero esploso vari colpi d’arma da fuoco nei confronti della vittima, partecipe del gruppo avversario dei Moscarella.
Fu Luigi Di Martino, soprannominato “o’ profeta”, colui che poi sarebbe diventato elemento di vertice del clan Cesarano, a uccidere con tre colpi d’arma da fuoco Tommaso Covito, assassinato il 12 novembre del 2000 in un agguato di stampo camorristico scattato a Santa Maria la Carità, in provincia di Napoli. A sostenerlo sono i Carabinieri del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e la DDA di Napoli che a distanza di quasi 24 anni hanno fatto luce sul grave fatto di sangue e notificato nuove accuse a Di Martino, 63 anni (che era già in carcere) e a Gennaro D’Antuono, 50 anni, suo complice in quell’agguato. Il raid maturò nell’ambito di uno scontro tra il clan Cesarano e il gruppo malavitoso del quartiere Moscarella di Castellammare di Stabia (Napoli) dove i Cesarano volevano estendere il proprio controllo criminale. Tommaso Covito venne trucidato da due killer in moto, mentre era alla guida di un’auto a bordo della quale viaggiavano anche altre due persone. Furono esploso diversi colpi d’arma da fuoco tre dei quali misero fine alla vita di Covito.