E’ accusato di concorso in trasferimento fraudolento di valori l’imprenditore edile Angelo Pontillo a cui i carabinieri hanno notificato un avviso di chiusura indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e un decreto di sequestro del gip, del valore di 1,5 milioni di euro, riguardante un’importante azienda di San Marco Evangelista, la “Edil.Ca.San Marco srl”, operante nel settore del calcestruzzo e del commercio all’ingrosso di materiali edili.
Già condannato per collusione con il clan Belforte di Marcianise, secondo la Procura Pontillo, pur non avendo alcuna carica nell’azienda, era comunque sempre presente, ponendosi come proprietario di fatto. L’indagine è scattata nel 2019 in seguito ad un controllo dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico, che hanno accertato il mancato possesso dell’azienda delle autorizzazioni ambientali prescritte dalla legge.
Gli inquirenti hanno poi delegato ulteriori accertamenti ai carabinieri della stazione di Caserta, che hanno scoperto, tramite intercettazioni telefoniche, accertamenti documentali e testimonianze di persone informate sui fatti, come Pontillo fosse in pratica uno dei capi dell’azienda di calcestruzzo. E’ emerso che la società era formalmente intestata a due persone le quali, però, altro non erano che dei prestanome: i reali proprietari erano invece Pontillo (già condannato per concorso esterno in associazione camorristica) e un altro imprenditore.
Ai quattro i carabinieri hanno notificato l’avviso di chiusura indagini: l’inchiesta si inquadra in una vera e propria “offensiva” della Procura di Santa Maria Capua Vetere, coordinata da Pierpaolo Bruni, che si sta focalizzando sui beni del clan Belforte e su tutti quei reati non di camorra (su cui è competente la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli), ma cosiddetti satelliti, commessi da esponenti e colletti bianchi della criminalità organizzata. Una vera e propria operazione di “aggressione” iniziata nel luglio del 2023 quando fu abbattuta a Marcianise la villa di Pasquale Belforte, fratello dei capi e fondatori del clan Salvatore e Domenico, poi proseguita nel giugno di quest’anno con l’indagine su episodi di corruzione e voto di scambio al Comune di Caserta, da cui sono emersi collegamenti tra assessori comunali ed esponenti dei Belforte – la circostanza ha portato all’invio di una Commissione d’accesso da parte del Viminale al comune capoluogo per verificare la sussistenza di infiltrazioni camorristiche – e infine con lo sgombero del 27 agosto delle villette abusive realizzate dai parenti dei due boss a Castel Volturno.