Acqua, ancora acqua: questa è l’estate del bene primario a singhiozzo a Benevento e provincia. L’attenzione, in questa circostanza, è sempre stata rivolta ai cittadini, a togliere il disagio alle persone che pagano puntualmente il servizio. E allora via di conferenze organizzare dai gestori per spiegare lo stato dei lavori, in cosa consisteranno, che tempi avranno e quali soluzioni alternative potranno avere.
Ma poi, ci si ferma, e si nota che se da una parte si tende la mano al cittadino, dall’altra ci si dimentica dei commercianti che hanno bisogno d’acqua come del privato.
Attività di ristorazione che ne hanno bisogno per la pulizia degli oggetti utilizzati e soprattutto per i servizi igienici, spesso presi d’assalto durante le manifestazioni senza che ci sia consumazione nel locale e senza la presenza di un bagno pubblico.
Due giorni a secco equivale dire a queste attività: “chiudete”.
Il post di Rosa Razzano che va in questa direzione, non deve essere letto come della rappresentante politica di turno, per capirci quella che prende il tema del momento e grida ‘no’ a prescindere. In questo caso è il pensiero della proprietaria di un locale di ristorazione che va incontro a una due giorni di mancati incassi per assenza di un bene essenziale e soprattutto per assenza di una soluzione che possa rappresentare una valida alternativa. Il tutto nei giorni in cui di gente in giro ce n’è. Un modo per rimanere aperti, garantire il minimo servizio. E, perchè no, anche per dimostrare che si è dalla parte di chi investe in città, persone delle quali spesso ci si dimentica.
Di seguito il post di Rosa Razzano, commerciante e presidente del Pd sannita.
“Quando manca l’acqua, le attività commerciali di somministrazione e ristorazione come dovrebbero comportarsi?
Quando mancano i bagni pubblici, durante le manifestazioni cittadine, l’acqua c’è sempre e ci mettiamo sempre a disposizione senza lamentarci. Anche quando non consumano ma entrano solo per i servizi igienici.
Ora che l’acqua mancherà per così tante ore e noi dobbiamo aprire e non possiamo, perché verrebbe a mancare la possibilità di tirare lo scarico, di lavarsi le mani non fino alla mattina dopo ma quella ancora successiva, chi ci ripaga?
Non si può pensare ad una riattivazione almeno di due ore nel giorno successivo per dare la possibilità di ripulire ciò che si è sporcato e permetterci di garantire almeno il minimo servizio evitando la chiusura?”