“Senza bere per giorni è difficile. Io sono stato sotto il fango per 78 ore. Mi sentivo costretto, facevo fatica a muovermi ed a provare ad uscire. Si deve avere forza e anche fortuna, basta una bolla d’aria, ma tanta forza d’animo. Io spero che queste persone siano morte sul colpo perché non c’è cosa più brutta di rimanere intrappolati“. La memoria di ogni cittadino della Campania che sente, tra telegiornale, e radio, e giornali, e social, che c’è una frana, le strade di fango, la pioggia che travolge… La memoria va a Sarno. Venticinque anni fa, e oggi, qual è la differenza?
Roberto Robustelli è stato fra i superstiti di quella frana incredibile. Ne abbiamo parlato con lui, di questa nuova frana che ha colpito San Felice a Cancello, Capua, Arienzo e Baiano.
Frana a San Felice, Roberto Robustelli ad Anteprima24: “Non c’è manutenzione, eppure il versante è sempre lo stesso”
“Dopo Sarno c’è stato il nuovo sistema di Protezione Civile. L’esercito fece pervenire delle sonde, e carpirono un battito cardiaco. Dopo venticinque anni la situazione è migliorata nelle ricerche, ma non nella vigilanza e nella sicurezza“. Quel che si evince, è che manca sempre la manutenzione ordinaria: “Noi siamo bravi a rispondere all’emergenza, ma la questione è che manca la manutenzione, manca il rispetto delle norme. La mia rabbia si è scatenata tanto ad Ischia, per esempio: si muore nello stesso modo, per lo stesso modo, per la strada, per la casa abusiva. Non è giusto! Chi di dovere sa come e cosa deve fare“.
Frana a San Felice, le somiglianze con quella di Sarno nel 1998
“Nel 98, nelle 161 vittime, ci fu anche una vittima a San Felice a Cancello. Il versante è lo stesso. Quando ci furono le colate di fango, a nord, sud, ed est, colpirono le tre province di Avellino, Caserta e Salerno, precisamente Sarno, Quindici, Siano, Bracigliano e San Felice a Cancello. “Quel versante appartiene alla catena dei Monti Lattari, che arriva fino in costiera. E a causa della sua conformazione, ad ogni pioggia, c’è la frana. Sopra alla roccia c’è la terra. Quindi, quando ci sono piogge forti, tutto quel terreno scivola. Non c’è manutenzione, c’è abusivismo. I Longobardi ed i Borboni costruirono dei canali per far confluire le acque piovane, all’epoca si tutelava la terra. Noi trovammo delle strade, dei ponti, sotto questi canaloni. Trovammo degli edifici. Adesso l’abusivismo la fa da padrone. Abbiamo la fortuna di avere tanti fondi che rischiamo di sprecare in cazzate. La terra è la nostra casa, dobbiamo metterla in sicurezza. Piangiamo dopo, ma non prevediamo prima“.