Tempo di lettura: 5 minuti

“Con la valorizzazione dei monumenti storici simbolo dell’identità del territorio programmiamo e rafforziamo turismo e cultura”. Lo spiega il consigliere dell’Ente Provincia di Salerno delegato al Turismo, Pasquale Sorrentino, a poche ore dalla riapertura al pubblico dell’antica torre del cenobio basiliano sito nel comune di San Giovanni a Piro.
Si tratta di uno tra i monumenti storico-religiosi più suggestivi d’Italia, l’antico cenobio dei monaci basiliani nella cittadina cilentana che custodisce i tre momenti del monachesimo italo-greco (eremitico, lauritico e cenobitico).
LA STORIA. Secondo le testimonianze storiche, i monaci, appartenenti all’ordine di San Basilio Magno, furono cacciati dall’Epiro nell’anno 750 dall’Imperatore Costantino V Copronimo, succeduto al padre Leone III Isaurico, che continuò con estrema ferocia la lotta iconoclasta fondata sul divieto di riprodurre immagini sacre ereditata dall’Antico Testamento. In realtà, Costantino V sfruttò l’iconoclastia per combattere il potere dei monaci che da un lato, facevano mercato delle icone, rafforzando la loro condizione economica e la loro influenza politica all’interno dell’Impero, e dall’altro, suggestionavano le folle, sottraendo influenza alla corte imperiale. La condanna dell’iconolatria diede a Costantino V la possibilità di impossessarsi del ricco patrimonio dei monasteri. Molti monasteri e possedimenti monastici vennero confiscati, chiusi e trasformati in stalle, stabilimenti termali o caserme.
Già prima della costruzione del Cenobio, i monaci basiliani che erano in fuga dalle persecuzioni, giunsero a San Giovanni a Piro dove furono accolti dai Longobardi per stabilirsi nella zona del Ceraseto, intorno all’800, insediandosi nelle diverse grotte alle falde del monte Bulgheria dove praticavano la preghiera in eremitaggio. La più maestosa delle grotte successivamente fortificata e divenuta una Laura era la Grotta del Ceraseto, già utilizzata a fini di culto ed in seguito utilizzata come luogo di difesa e di rifugio dagli attacchi dei saraceni. Grazie alle terre donate dai Longobardi, i frati basiliani intorno al 990 d.C. edificarono il Cenobio e divennero Baroni della contrada, mantenendo il potere sui loro beni anche con l’avvento di Ruggero il Normanno che ratificò le donazioni fatte ai monaci. Il Cenobio di San Giovanni Battista divenne così un opificio di sapienza, di pietà e di scienza, un bastione di fortezza, un ricettacolo di santi. Nel 1020 il Cenobio era in piena funzione come centro di produzione e riproduzione di libri e di pratica dell’arte amanuense in quanto esiste prova documentale che in quell’anno il Monaco LUCA copiava il Codice Innocenziano XI, 9, contenente le omelie di San Giovanni Crisostomo, vite di Santi ed altro.
Successivamente, ai monaci si fusero gli abitanti dell’antica Buxentum (l’odierna Policastro), in fuga da Paestum, dopo che nell’anno 1065 la città fu saccheggiata e rasa al suolo da Roberto il Giuscardo, che andarono a creare il paese in c.da San Fantino.
L’OPERA. La torre è stata restaurata, in un primo momento, con i fondi Por Campania 2000-2006 con un finanziamento di 700 mila euro destinato al recupero del complesso architettonico con il rifacimento delle coperture e la rimozione dei loculi presenti nell’aula del cenobio risalenti ad una trasformazione dello storico complesso in sito cimiteriale avvenuto già nella seconda metà del XIX sec. Intervento che, oltre a riportare il Cenobio all’originale piano di calpestio, ha messo in luce alcune preesistenze architettoniche di cui non se ne conosceva l’esistenza, nonché il rinvenimento di due affreschi nell’auditorium raffiguranti il primo Sant’Antonio con il giglio (seconda metà del XV sec.) e l’altro raffigurante il volto di San Basilio (XII sec). Successivamente il Comune di San Giovanni a Piro ha investito nel recupero delle sue radici storiche ottenendo fondi ministeriali per 136.790 euro. Tre delle quattro annualità di finanziamento sono state impiegate per la messa in opera della scala all’interno della Torre del Cenobio e per il restauro di una piccola cappella posta fra l’auditorium e la torre che presenta una cospicua presenza di lacerti di affreschi, oltre che per altri piccoli interventi manutentivi con la sistemazione di alcune aree limitrofe. È stato, inoltre, adeguato l’impianto di illuminazione interno ed esterno al Cenobio con utilizzo della tecnologia a LED. Inoltre, con i fondi ministeriali si è proceduto a recuperare e valorizzare il sentiero storico, l’antico “passaggio segreto” che collegava il Cenobio di San Giovanni Battista e la grotta del Ceraseto, fornendolo di segnaletica orizzontale e verticale secondo lo standard del CAI.
Infine, insieme al Comune di Roccagloriosa, il Comune di San Giovanni a Piro ha presentato un progetto denominato “Cilento For All: Un viaggio nel tempo, tra gli antichi Lucani e i monaci Italo-Greci”, classificatosi primo dell’area meridionale e finanziato dal Ministero del Turismo per 1.499mila euro, nel corso del quale si indagherà sulla Grotta del Ceraseto con l’ausilio dell’Università degli Studi del Molise – Dipartimento di Scienze Umanistiche Sociali e della Formazione.
Con questo intervento di studio, di indagine e di scavo- spiega il sindaco di San Giovanni a Piro Ferdinando Palazzo- vogliamo, per la prima volta, ripercorrere la storia di questo luogo magico, rilevando con le tecniche più moderne, la consistenza dell’edificato del sito, analizzando le diverse aree e gli usi a cui erano destinate, onde proporre un consolidamento dell’esistente, con il recupero delle antiche vestigia, e riannodando quel filo diretto che la grotta del Ceraseto aveva con il Cenobio Basiliano. Abbiamo puntato con determinazione sul progetto di restauro e di recupero del complesso monumentale basiliano – chiosa Palazzo – perché riteniamo con assoluta convinzione che l’investimento socioculturale sia il modo migliore per riallacciarsi alle più antiche radici della nobile e fiera civiltà di questa terra”.