Protesta dolente e provocatoria allo stesso tempo. In viale Raffaello al Vomero va in scena il “funerale di Pino”. Dove Pino è l’albero abbattuto il 7 agosto, tra residenti inviperiti e l’arrivo della polizia. Nemmeno il caldo e le ferie d’agosto fermano alcune decine di irriducibili ambientalisti, nel sit-in convocato dal Comitato San Martino. Necrologio e lumini fanno da cornice al vuoto del pino tagliato, di proprietà di un condominio. “Questa è la città meno verde d’Italia” denuncia lo scrittore Maurizio de Giovanni, in prima linea oggi come due settimane fa. Per verde si intende non la dotazione di parchi e giardini, ma la loro fruibilità. Ed è chiaro come dal pino abbattuto, in un crescendo, si alzi il tiro. Tra i partecipanti, emerge un malessere sulle politiche locali per l’ambiente. Sotto accusa è la manutenzione. E la manifestazione si trasforma in un processo alle scelte dell’amministrazione comunale.
De Giovanni abita in zona, e al microfono si lancia in una lunga invettiva. “Non ho dubbi che il Comune di Napoli si sia mosso nella legge” dice. Tuttavia “l’ordinanza di abbattimento prevede l’immediata ripiantumazione di un albero adulto, compatibile con il territorio”. In pratica, qui si aspettano un nuovo pino da settembre. Fino a cose fatte, l’ondata di sdegno non calerà. A Palazzo San Giacomo, dal canto loro, si appellano a una diffida dei vigili del fuoco. Ma a definire pericolante l’albero è stata la perizia di un agronomo. “Una perizia di parte” sottolinea Franco Di Mauro, presidente del Comitato San Martino. “Infatti – aggiunge – chiediamo diventi prassi anche una relazione della controparte, ossia il Comune”.
Di Mauro però segnala un nuovo abbattimento in viale Raffaello. A poca distanza, sette giorni dopo è toccato ad un altro pino. “Manca l’attenzione e la cura del verde pubblico e privato da parte dell’amministrazione” insiste il presidente del comitato. “Sono migliaia le fossette vuote sui marciapiedi della città” fa notare inoltre l’ex consigliere comunale Carmine Attanasio. “Il problema è culturale – spiega de Giovanni -: gli alberi sono il panorama, non ne impediscono la vista”. Lo scrittore invoca di conoscere “strategia e cronoprogramma per l’implementazione del verde”. Insomma un cambio di passo.