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Il giorno dell’estremo saluto è arrivato a Scampia, dopo il crollo alla Vela Celeste. In piazza Giovanni Paolo II le tre bare, dentro ci sono i corpi delle vittime: Roberto Abbruzzo, Margherita Della Ragione e Patrizia Della Ragione. Al termine si levano al cielo centinaia di palloncini bianchi e azzurri. Scrosciano applausi. Nella piazza riecheggia lo strazio dei parenti, le urla di dolore per le morti inaccettabili. Risuonano in un’area ampia ma semivuota. Tante sedie non occupate, anche per l’infelice scelta di luogo e orario. Alle 9 di mattina la canicola è implacabile, e non c’è riparo, in uno spiazzo aperto. Quattro persone svengono durante il rito. Erano previste 2000 presenze, ma ne sono poche centinaia.

In giro, attorniato dai cronisti il sindaco Manfredi. Il Comune di Napoli dovrebbe stanziare un milione di euro per l’emergenza sfollati. Ad ogni famiglia andrebbe un sussidio variabile, tra i 400 e i 900 euro. Il nodo vero sarà trovare una sistemazione in tempi rapidi. Palazzo San Giacomo sta sondando la disponibilità di alberghi, strutture religiose, in città e in provincia. Per la prima volta, Manfredi ammette una possibilità: i residenti non torneranno nella Vela sgomberata. “Noi – dice – dobbiamo dare una prospettiva di dignità, non perseguire gli errori che sono stati fatti per tanti anni mantenendo la precarietà”. E nell’omelia, l’arcivescovo Mimmo Battaglia chiede alle istituzioni “azioni concrete per Scampia”. Il presule parla di “vittime di un crollo sociale da arginare, prevenire”. Un disastro “che va ben oltre le macerie di cemento e ferro, non solo qui ma in tutte le periferie della nostra città”.

Non è giorno di polemiche, ma certe parole sono inevitabili. Battaglia non richiama solo le autorità. Critica le “etichette mediatiche frettolose e generalizzanti”. Gli atavici pregiudizi su Scampia. Bacchetta l’opinione pubblica, e la sua “superficialità”. Ed anche il come sia “spesso più attratta dalla decadenza del male che dai tanti segni primaverili di riscatto”. Invoca l’abbattimento di un “muro invisibile”, che “divide i figli di questa città”. Questa barriera “separa le tante Napoli che si sfiorano senza mai incontrarsi”. L’arcivescovo lancia anche un messaggio di speranza: “Scampia risorgerà anche stavolta”. Ma occorre un grande impegno istituzionale. A fine cerimonia, il prefetto Michele Di Bari ribadisce la volontà di “superare le criticità quanto prima”. Si tratta però di una “sfida enorme”. Questo pomeriggio, a Roma, ci sarà una riunione alla Protezione civile.