Non solo Vele. Sul degrado di Scampia si è aperto un vaso di Pandora, dopo il tragico crollo del 22 luglio. Tutto quanto già si sapeva, ma si fingeva di ignorare. Altri complessi invivibili, altre condizioni inaccettabili. L’ultimo allarme, non nuovo, arriva dal Lotto P. Le famigerate Case dei Puffi, evocate nelle cronache di camorra. Si tratta di edifici comunali, le immagini parlano da sole. Sono prese dai ballatoi, le parti comuni. Come quello della Vela Celeste, costato la vita a tre persone.
Nel Lotto P ci sono circa 600 residenti. Troviamo soffitti sfondati, solai a pezzi. Tubature in bella evidenza. Macchie indefinibili sul pavimento. Il classico scenario sgarrupato, archetipo dell’inospitalità. A denunciare tutto è l’avvocato Angelo Pisani, ex presidente dell’Ottava municipalità. “Che questa strage di vittime innocenti – dice – possa servire almeno a salvare altre persone e bambini a rischio in luoghi inabitabili”. C’è amarezza nelle parole di Pisani, presidente un decennio fa, nel territorio fra Scampia, Piscinola, Marianella, Chiaiano. “Purtroppo le mie denunce non sono servite a nulla”.
Il legale se la prende con “omissioni e ritardi da parte di chi doveva vigilare e prevenire questi disastri”. All’opposto, qui “i politici fanno solo passerelle e i camorristi navigano nell’oro”. Anche Pisani parla di “tragedia annunciata”, e attacca il Comune di Napoli e la prefettura. “Nonostante le denunce e il palese degrado aumentato nei dieci anni a venire – sostiene – vi ha lasciato vivere famiglie con bambini in condizioni disumane e pericolose”. Adesso però si chiede di voltare pagina. E di non trascurare più Scampia e le altre aree abbandonate.