Gli occhi blu di Anna Borsa incrociano gli occhi dei #giffoner. Il fratello Vincenzo e l’appello: “Denunciate, amore è libertà. Ho trasformato il dolore che mi porto in tasca in coraggio. Alle istituzioni chiedo più protezione al primo campanello d’allarme” Nella sala blu per #Impact si è parlato del caso di femminicidio che scosse Salerno e la sua provincia due anni fa ma anche di violenza di genere tra messaggi, appelli, esperienze e lacrime di commozione e la testimonianza di Vincenzo Il grido d’allarme ma anche gli appelli al coraggio e a denunciare al piccolo e minimo “squillo” di violenza e soprusi ma anche la richiesta alle forze dell’ordine e allo Stato alla protezione, ai primi sintomi. Al #GiffoniFilmFestival, tra i ragazzi della #Impact è tempo di riflessioni ed esperienza ma anche di fare i conti con “il dolore che si porta in tasca”. Parola di Vincenzo Borsa, fratello di Anna, uccisa dal suo ex a Pontecagnano durante una normale giornata di lavoro, a marzo del 2022. Vincenzo ha incontrato i #giffoner nella sala blu tra messaggi incoraggianti alle ragazze che hanno avuto il coraggio di parlare davanti ad un microfono anche delle proprie storie che hanno portato – in alcuni casi – a commuoversi. In sala è stata ricordata anche Giulia Cecchettin e le “missioni” di parenti, famiglie, madri, padri e fratelli che hanno trasformato il dolore in forza per combattere la violenza contro le donne e la violenza di genere, affinché non ci siano più “Anna” da piangere. “Sono qui a raccontare una storia molto importante: per me Anna non era solo mia sorella ma era un libro sia bianco che nero. Sono circa due anni e mezzo che mia sorella non c’è più e voglio portare ovunque i suoi occhi e il suo ricordo – ha evidenziato Vincenzo, davanti ad una sala piena, silenziosa e rispettosa che ha partecipato alle parole di dolore ma anche di coraggio per altre donne – Anna amava la vita e purtroppo le è stata strappata da un assassino. Quando sento parlare di femminicidi, ritorno sempre al primo marzo”.
Da qualche mese è attiva l’associazione che combatte proprio la violenza contro le donne dedicata ed intitolata ad Anna Borsa, sul territorio di Pontecagnano ma che opera su tutta la provincia, grazie proprio alla battaglia che Vincenzo Borsa porta avanti, dopo la morte della sorella. “Sto cercando di portare avanti la battaglia per fermare tutto questo. Dobbiamo pensare sempre che siamo nati da una donna e che le donne vanno amate e rispettate, al di là degli amori che possono finire. Amare significa lasciar andare. Agli uomini e alle donne di domani voglio dire che alla prima difficoltà bisogna avere coraggio di denunciare. Io sto avendo il coraggio di essere qui e di mostrare un dolore atroce, alle prime difficoltà chiedete aiuto perché domani può essere troppo tardi come lo è stato per Anna”. Vincenzo Borsa porta avanti la sua esperienza e la sua testimonianza, così come ci hanno tenuto alcune ragazzi presenti in sala, mostrando così coraggio e consapevolezza del problema: un primo e piccolissimo passo probabilmente su una strada ripida e tortuosa: “Nel momento in cui vi sentite al buio, pensate alla mia testimonianza per vedere almeno un po’ di sole e di luce – ha continuato il fratello di Anna – oggi le autorità, le istituzioni, le forze dell’ordine devono rendersi conto del problema e già dal primo segnale devono capire come intervenire, soltanto così possiamo fermare tutto questo. Ci deve essere più protezione verso le donne: Anna non sarà né la prima né purtroppo l’ultima. Ho ascoltato testimonianze che dopo svariate denunce continuano a subire violenza”. Condivisione personale, lacrime che rompono il silenzio e la concentrazione ma soprattutto “spaccano” l’amore in due tra chi è riuscita a denunciare e chi invece ancora non riesce a “fidarsi”: da un lato quello incondizionato di un fratello per la propria sorella uccisa, dall’altro quello “tossico” che si nasconde dietro la stessa parola che perde l’etimologia. Ma non soltanto donne. In sala anche i ragazzi fanno della sensibilità la stella polare e chiedono: “Ma come possiamo aiutare noi gli altri uomini? Abbiamo tutti la responsabilità di metterci in discussione su questo”. A rispondere è direttamente Vincenzo: “Dobbiamo portare le testimonianze in giro. Noi siamo nati da una donna, quando qualcosa non va, meglio lasciarle andare. L’amore è proprio libertà e se viene a mancare, le donne vanno semplicemente lasciate libere”. Infine, è la #giffoner Mariasole a portare un ulteriore messaggio di speranza: “Anna è morta a marzo, marzo è un mese di rinascita. Mi auguro che per noi donne qui, quelle fuori, per te Vincenzo, per la tua associazione e per Anna, torni la primavera”.