“Non è facile parlare di questo film ma è bello farlo perché ha un valore così alto” l’attrice Claudia Pandolfi si commuove alla presentazione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, prodotto da Eagle Pictures in uscita nei cinema in autunno. E la commozione è un’emozione condivisa e forte con gli 800 ragazzi del Giffoni Film Festival che hanno potuto vedere prima degli altri il trailer e alcuni estratti del film che racconta la vicenda drammatica del 15enne romano Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre 2012 decide di togliersi la vita dopo aver subito episodi di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il titolo del film prende spunto dall’appellativo che sui social media gli è stato attribuito per schernirlo, per via di un paio di pantaloni rossi scoloriti, che amava indossare.
È particolarmente forte l’emozione perché sul palco, insieme a Pandolfi oltre ai giovani attori Sara Ciocca e Samuele Carrino e allo sceneggiatore e produttore del film Roberto Proia, c’è Teresa Manes, mamma di Andrea, che con la sua forza e tenacia da anni fa un’importante opera di divulgazione nelle scuole sui temi del bullismo e del cyberbullismo e sulla prevenzione al suicidio nei giovani. “Significa tanto condividere la storia di Andrea qui – dice commossa Manes, sul grande schermo interpretata da Claudia Pandolfi – La vita ci porta a fare delle scelte. Dopo quell’evento tragico potevo scegliere se morire pure io e fare del mio letto una cuccia di dolore oppure prendere tutto questo dolore che è pur sempre un’energia e farne qualcosa di nuovo.” E lancia un appello alla platea di adolescenti protagonisti del festival “Abbattete il muro del silenzio: dei vostri compagni, dei vostri genitori, il vostro stesso silenzio. Siate consapevoli che le parole possono ferire, possono diventare pietre ma quelle pietre possono anche costruire. Io con le pietre che ho raccolto dalle macerie di questo dolore dopo 12 anni posso fare qualcosa, un’opera di sensibilizzazione sociale”.
“Si è creato un rapporto molto intenso tra noi. – racconta Claudia Pandolfi, che interpreta Teresa Manes nel film – da subito la sfida non è stata tanto tecnica, ma emotiva. È una cosa che io faccio ancora fatica a gestire: una responsabilità che mi sento ancora addosso.” e aggiunge: “Non raggiungerò mai la sua intelligenza emotiva. Spero domani di imparare altre cose da Teresa. Per me, tutti i film sono importanti ma dal punto di vista umano 3-4 lo sono veramente. E ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’ è uno di questi”.
È lo stesso produttore e sceneggiatore del film, Roberto Proia a sottolineare l’importanza del coinvolgimento di Manes nel progetto cinematografico: “Per poter entrare nel mondo di Andrea non bastava leggere su internet del fenomeno né leggere il libro di Teresa, ci voleva proprio Teresa. Abbiamo fatto delle lunghe sedute in cui abbiamo condiviso tanto e piano piano sono entrato nella mente di Andrea, insieme a Teresa. Quando ho chiuso la sceneggiatura è stato doloroso andare via. La prima persona che l’ha letta è stata Teresa”.
I giurati, coetanei di Andrea quando si è tolto la vita, sono particolarmente toccati dagli argomenti portati, e la commozione in sala si fa sentire anche dalle loro testimonianze, tra episodi di bullismo vissuti e incitamenti su come superare i momenti più bui: “Se c’è anche una sola persona qua dentro che ha pensato una cosa del genere, vi dico che parlare aiuta. E una cosa che ho imparato è che aiuta il parlare anche da soli. – dice tra le lacrime la giurata Giorgia – Penso che un film che, a prescindere dalla recitazione, porta un messaggio così, anche se fosse recitato in modo pessimo sarebbe comunque stupendo. Racconta una storia che non ha diritto a essere dimenticata.” E viene accolta dall’abbraccio di Pandolfi che esclama: “Questa è esattamente la forza che cerchiamo di trasmettere nel film, e che hai provato solo con il trailer!” La ringrazia anche la stessa Teresa Manes: “Da quando ho seppellito mio figlio, sono andata in giro per le scuole per un’opera di sensibilizzazione, ma io non sono nessuno. Quello che invece farà questo film è qualcosa di grande” “Lei per me non è ‘un nessuno’, lei è un pompiere, qualcuno che salva le vite” dice intervenendo un altro giovane giurato del festival, tra la commozione dei suoi compagni e del cast.
“Scavallate questi anni così difficili. – incita Proia – Sono un’età bellissima e bruttissima allo stesso tempo, in cui sembra tutto infinito e insormontabile. Vi dico che questa età passerà. Tenete duro. Non sarà così per sempre.”
“La soluzione è parlare” afferma l’attore Samuele Carrino – che nel film interpreta proprio Andrea Spezzacatena – “sento forte la responsabilità della mia interpretazione”. E’ d’accordo anche la coetanea Sara Ciocca, che interpreta la migliore amica del protagonista, che sul bullismo nei giovani commenta: “C’è bisogno di cultura per combattere il fenomeno. Non solo come evoluzione intellettuale ma sensibilità comportamentale”. E aggiunge: “Tra le armi più potenti ci sono le passioni, le attività che vi rendono unici. Stimolate il vostro io.”
La responsabilità di queste vicende tragiche è di tutti. “Quando si suicida un ragazzo è una sconfitta collettiva. Dobbiamo farcene tutti carico.” dice la mamma di Andrea che sul potere della condivisione, della rete ha costruito la sua possibilità di cambiare le cose “Da soli si arriva fino a un certo punto, ma insieme si va lontano.”