È stata tirata giù l’insegna “Bene confiscato alla mafia” al cancello di ingresso di un ex opificio in contrada Olivola. La manifestazione, promossa da Libera, per ricordare le vittime della mafia Paolo Borsellino e gli Agenti di Polizia di scorta cadute a Palermo il 19 luglio 1992 al culmine della stagioni delle stragi ordinate dai Corleonesi, è stata turbata da quello che appare come un chiaro gesto di dileggio nei confronti delle Istituzioni e dei cittadini.
Nel pomeriggio afoso beneventano, dunque, si è materializzata l’ennesima beffa di una vicenda che non sembra trovare soluzione. Sono anni che quell’edificio è stato sequestrato dalla Magistratura in applicazione delle norme a contrasto della criminalità organizzata che avvelena la vita socio-economica delle nostre comunità, ma da altrettanto tempo le Istituzioni non riescono ad individuare ed avviare una attività lecita a servizio della comunità e dei cittadini nell’ottica di una riparazione legalitaria della attività criminale. Oggi a 34 anni dal sacrificio del Magistrato e degli uomini della scorta, a Benevento si è scritta una nuova pagina dell’improntitudine della criminalità organizzata nel Sannio.
Michele Martino referente di Libera ha sottolineato: ” C’è chi il tricolore lo ha servito e continua a servirlo con onore e disciplina e chi del tricolore se ne serve per scopi personali, familiari, affaristici, alimentando corruzione, malaffare e stringendo alleanze con le mafie.
Se questo non lo gridiamo ad alta voce offendiamo la memoria delle vittime della strage di Via D’Amelio e di tutte le vittime che ricordiamo il 21 Marzo. Sono trascorsi 32 anni da quando è “scomparsa” l’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino, ma è altrettanto vero che sono 32 anni che manca una vera agenda politica orientata seriamente ad affrontare e sconfiggere le mafie e la corruzione a tutti i livelli. Anzi, a volte sembra che nelle aule Parlamentari si vada in direzione opposta. Basti pensare ai tanti provvedimenti legislativi che sembrano davvero agevolare condotte diverse da quelle sancite nella Carta Costituzionale. La mattina si depone una corona di alloro e nel pomeriggio si vota per abrogare la legge contro l’abuso d’ufficio. La mattina di parla di legalità ed il pomeriggio si mette in discussione il concorso esterno o lo strumento delle intercettazioni telefoniche.
La mattina si commemora ed il pomeriggio si votano leggi come la riforma degli appalti.
La mattina si afferma che le mafie devono essere sconfitte ed il pomeriggio nella rimodulazione del PNRR si tolgono 300 milioni di euro destinati alla riqualificazione dei beni confiscati. Per non parlare del voto di scambio, di alleanze opache, considerando buoni i voti di tutti anche quelli che puzzano di mafia”.
Martino ha poi attaccato: ” Non è accettabile che in una città dove il verbo più coniugato è quello inaugurare questo bene non trova mai una giusta attenzione e collocazione grammaticale. Lo denunciamo nuovamente oggi in questa data fortemente simbolica che non può cadere nella trappola della retorica. Da bene confiscato a bene comune questo dovrebbe essere lo stile e l’entusiasmo politico, senza inutili contrapposizioni o miope e personalistiche vedute. La memoria è vita, la memoria è viva se c’è impegno, coralità, partecipazione. Lo dobbiamo fare perché il presente dev’essere degno del passato.
Lo dobbiamo costruire insieme ai ragazzi presenti all’evento, con protagonismo e partecipazione”. Sull’atto di vandalismo, Martino ha detto: ” abbiamo riscontrato il danneggiamento dell’insegna costruita durante un weekend di lavoro nel bene confiscato. Non sappiamo chi sia stato, non sappiamo il perché, ma di una cosa siamo certi, che non indietreggeremo neanche di un centimetro”.