‘Dialogo’: è stata questa la parola d’ordine alla seconda giornata nell’incontro dei Vescovi delle “aree interne” al Centro La Pace. Il dialogo deve interessare con sempre maggiore forza e coerenza Chiesa e mondo della politica: è stato questo l’auspicio formulato da Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, ospite principale della giornata conclusiva del summit dei Vescovi delle aree deboli del Paese, insieme allo stesso Cardinale e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Zuppi, che ancora una volta ha seguito da vicino questo appuntamento ed il dibattito che si è articolato al suo interno. L’arcivescovo di Benevento Felice Accrocca, ispiratore e promotore dell’iniziativa, ha sottolineato: “In quei territori interni dove c’è poca popolazione si potrebbero ipotizzare alcune sperimentazioni ecclesiali. In Campania ci sono differenze notevoli tra aree costiere e aree dell’entroterra. Le zone dell’aree interne vengono penalizzate per mancanza di servizi come quelli della salute e vengono meno i principi basilari della nostra Costituzione”. Gli ha fatto eco il Vescovo di Avellino, don Arturo Aiello, il quale ha confermato che esiste ormai nei fatti una uniformità di condizioni socio-economiche in tutta la fascia non metropolitana italiana. I problemi delle aree interne sono comuni e sono gli stessi ed impongono alla Chiesa di interrogarsi su come rapportarsi rispetto a questa realtà: “L‘effetto pastorale è strettamente collegato alla politica come le aree infrastrutturali o la banda larga. Cerchiamo di fare la nostra parte sperando che lo Stato faccia la sua”.
Mons. Giuseppe Mazzafaro, Vescovo di Cerreto Sannita ha detto: “Non vogliamo essere spettatori ma trovare soluzioni per almeno rallentare questo fenomeno che è sotto l’occhio di tutti. Le zone interne non sono un problema ma devono essere una risorsa, una risposta per le altre aree”. Mons. Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari, ha spiegato: “Le aree interne rischiano una marginalizzazione sui servizi essenziali come la salute, l’istruzione e la mobilità. Ci preoccupa per alcuni fattori sociologici come la mancanza di lavoro o spopolamento. La presenza della Chiesa deve essere adeguata e sappia rappresentare le istanze alla politica e sappia contrastare la marginalizzazione al decremento demografico e venire meno delle condizioni di lavoro ormai non definite accettabili”.