Nella mattinata di oggi, 13 luglio 2024, presso l’aula Giovani Paolo II, in via Paolo VI 21, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei Riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta, che si celebreranno a Guardia Sanframondi (BN) dal 19 al 25 agosto 2024. Come per la scorsa edizione, si è deciso di organizzare un momento per introdurre la stampa a un evento di grande complessità e articolazione.
La conferenza è stata moderata da don Nicola Pigna, e ha visto gli interventi del Parroco di Guardia Sanframondi, P. Giustino Di Santo d. O., del Sindaco, Dott. Raffaele Di Lonardo, del decano dei comitati rionali, Antonio di Virgilio, dal Prof. Marino Niola, antropologo e professore ordinario presso l’Università Suor Orsola Benincasa (NA), e di S. Ecc.za Mons. Giuseppe Mazzafaro, Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita- Telese – Sant’Agata de’Goti.
Padre Giustino Di Santo, che ha avviato i lavori, ha sottolineato la necessità di adottare una
comunicazione incentrata sulla trasparenza, l’immediatezza e la fedeltà. Ha evidenziato che la trasparenza, rappresenta la necessità di “accompagnare tutti i cercatori del senso profondo di una manifestazione che nell’evangelizzazione trova la sua origine e il suo fine”; l’immediatezza è la caratteristica adottata dal Santuario per consentire a tutti di fruire del materiale idoneo alla divulgazione, puntualizzando che “vogliamo abbattere quelle distanze, che possono diventare non solo fisiche ma anche di contenuto, che rischiano di non dare dei Riti settennali una completa informazione e formazione”. Riguardo alla fedeltà, invece, ha voluto sottolineare che questa è legata “alla tradizione che ci ha affidato i Riti come custodi di un patrimonio che si esprime su tre livelli tra loro indistinguibili: spirituale, teologico e di cultura popolare”.
Il P. Di Santo ha concluso sottolineando come il protagonista dei Riti settennali non debba essere considerato il singolo partecipante, ma “la fede di un intero popolo che si esprime in forme e gesti che hanno senso soltanto in quanto letti in un quadro comunitario, e non presi e decontestualizzati singolarmente”.
Il primo cittadino di Guardia Sanframondi, Raffaele Di Lonardo, è intervenuto riaffermando l’importanza di “segnare una traccia che proponga una corretta chiave di lettura a chi dall’esterno si approccia a vivere i nostri Riti”. Dal punto di vista più strettamente organizzativo, il Sindaco, ha espresso quanto l’amministrazione comunale, con il suo ruolo complementare, abbia attivato una macchina organizzativa che mette in campo diverse figure specializzate volte ad assicurare, alla cittadinanza guardiese e a tutti coloro che interverranno, di godere, in piena sicurezza della manifestazione. Ha concluso mettendo in luce “due elementi che credo Guardia viva con particolare originalità, come popolo e come comunità:
l’accoglienza e la testimonianza. In un tempo in cui, anche a causa di una indifferenza crescente, i sociologi lamentano la chiusura introflessa delle persone, a Guardia, durante la settimana di penitenza, si assiste ad un fenomeno di accoglienza e condivisione: ogni casa si apre, anche agli sconosciuti, per onorare pellegrini e curiosi con l’affetto che si avrebbe verso un familiare che non si vede da tempo. Colpisce la grande disponibilità e attenzione che il popolo guardiese riserva, con naturalezza e spontaneità, quasi questa settimana abbattesse le barriere della diffidenza. Il secondo elemento, che sul piano culturale e sociale, colpisce è la capacità di testimonianza. La prima vera forma di comunicazione è quella dell’autenticità, appassionata e coinvolgente, con la quale il nostro popolo si racconta e racconta la sua storia”.
Di grande valore è stato l’intervento del Prof. Marino Niola, grande conoscitore dei Riti settennali, che, in particolare, ha dichiarato: “I Riti di Guardia Sanframondi sono tra gli ultimi rituali di penitenza collettiva dell’Occidente. Un’intera comunità recita ogni sette anni un toccante mea culpa. Mille fedeli biancovestiti e incappucciati, coperti da un inviolabile anonimato, si battono il petto in onore della Madonna Assunta. La sacra manifestazione attrae una folla sterminata proveniente da ogni parte del mondo sotto gli occhi dei media internazionali (BBC, CNN e REDE GLOBO in testa). Anche se il brusio mediatico non turba l’intimità culturale e religiosa delle funzioni sacre che i cittadini e la Chiesa difendono con ammirevole fermezza per conservare intatto il cristallo sacro di questa devozione comunitaria che, al di là delle insondabili motivazioni dei singoli fedeli, stringe l’intero paese in un voto collettivo. In realtà, la sacra rappresentazione è un grande rituale identitario, nel corso del quale la comunità riafferma con forza il vincolo di appartenenza che ha nella Madonna il suo simbolo unificante. Non a caso i Riti settennali richiamano sempre migliaia di emigrati, dall’Australia, dal Canada, dal Venezuela, dagli USA, dal Brasile, che tornano nella terra dei padri, spesso proprio per sciogliere un voto segreto. Quella di Guardia è una sacralizzazione dell’identità locale che ogni sette anni riannoda il filo millenario che lega passato e presente della comunità.
Così gli uomini della penitenza rinnovano il patto civico nel nome della Madre celeste. E si mettono letteralmente il paese in corpo”.
Antonio Di Virgilio, Decano del Comitato per i Riti Settennali di Penitenza, è intervenuto presentando le questioni più strettamente logistiche della manifestazione, soffermandosi su quelli che più comunemente sono gli interrogativi che sorgono in chi, per la prima volta, si immerge nella sacralità di questo rito.
Anticipando le domande dei giornalisti ha rilanciato alcuni interrogativi più ricorrenti: “perché una tradizione che viene da così lontano nel tempo resiste ancora tutt’oggi, sempre con la stessa intensità, anche se da molti considerata anacronistica?” e ancora “perché in questi cosiddetti tempi moderni, che spesso ci portano ad allontanarci dalla fede; l’interesse per i nostri Riti è andato sempre aumentando, addirittura ni maniera esponenziale?”; sebbene la prima e forse la più semplice risposta, parrebbe, come continua il Decano, essere:
“alla base dei “Riti” c’è una fortissima componente religiosa che li supporta e consente loro di superare anche il tempo che scorre e che muta le cose”, in realtà ciò che davvero dà forza ai Riti settennali di penitenza è che “è indubbio che il popolo che vi partecipa compie un vero e proprio atto penitenziale”, ma a ciò aggiunge:
“l’uomo è un contenitore di moltissimi dubbi e pochissime certezze e le certezze, come noto, esigono dei sacrifici e, quindi, ci si sacrifica per cercare di rafforzare quella fede sempre vacillante”.
Ha concluso la prima parte della conferenza stampa l’intervento di S. E. Mons. Giuseppe Mazzafaro, il quale ha sottolineato che: “Per la quasi totalità della popolazione occidentale, la religione è diventata marginale rispetto alla vita, alle scelte da compiere. L’io ha preso il posto di Dio” e ha evidenziato come “I riti vengono a smentire tutto questo, i riti sono passione ed interesse, sono tradizione e futuro, sono carne, sangue e spirito insieme, sono il trionfo di un noi che non cancella l’io, ma lo valorizza, e chiedono di essere vissuti con un atteggiamento del cuore fatto di mitezza ed umiltà”.
Al termine della conferenza stampa è stato presentato, inoltre, il logo dei Riti settennali 2024 con una rapida descrizione: “Esso è costituito da un’immaginetta devozionale, realizzata in occasione della celebrazione dei Riti nella seconda metà dell’800 dal Cav. Filippo Morone, insegnante di Calligrafia, che ha riprodotto la statua dell’Assunta vestita a festa, con tutti gli ori, proprio per la processione settennale.
L’immagine della Madonna è sorretta da angeli che mostrano tutti i simboli della processione penitenziale:
la Croce e i campanelli che annunciano l’uscita della processione, la disciplina, i flagelli, le funi e le corone di spine utilizzati dai penitenti. Sulla base del trono della Madonna sono appoggiati dei reliquiari, mentre quattro angioletti mostrano, probabilmente, i simboli dei quattro rioni di Guardia. Nella mano destra della Madonna si intravede li Crocifisso con dietro l’immaginetta della Madonna che viene portato in mano dai battenti e dai flagellanti durante la processione generale. Nella mano destra del bambino invece, si intravede la spugnetta con i 33 spilli utilizzata dai battenti. Alle spalle della Madonna è possibile vedere delle nuvole su cui sono adagiati dei Cherubini, come nella classica iconografia della Vergine Assunta. A specificare che si tratta della rappresentazione dell’Assunta c’è anche una iscrizione alla base dell’immaginetta con la scritta “ASSUMPTA EST MARIA”.