Il tempo potrà raccontarci qualsiasi cosa, perché la storia è appena cominciata.
Tutto ed il contrario di tutto, scudetto al primo colpo in stile Chelsea o il sopravvento delle difficoltà comunque messe in preventivo, tre anni a mille all’ora o frattura rapida ed insanabile con De Laurentiis.
Potrà accadere tutto ed il contrario, senz’altro, ma ad oggi i fatti ci dicono che Antonio Conte rappresenta il colpo più importante della storia del calcio Napoli dopo Diego Armando Maradona.
Ed è il motivo per cui chi scrive aveva pensato un anno fa che il Napoli non potesse che pensare a lui prima o poi.
Ed è l’esatto motivo per cui Aurelio De Laurentiis ha stracciato i pronostici e le verità assolute di chi mai pensava potessero incontrarsi le strade del Padre padrone del Napoli e di un Allenatore abituato a comandare e basta, senza fare prigionieri ed accettare intromissioni.
Rafa Benitez taglió il cordone ombelicale con il primo Napoli tornato nel mondo dei grandi, quella squadra tutta nervi e sudore, lampi di talento e gruppo granitico, gol al novantesimo e battaglie campali.
Higuain e Raùl Albiol, Pepe Reina e Josè Callejon, Dries Mertens.
Il Napoli si fece il vestito nuovo, divenne internazionale nella testa ed in quell’idea di pallone rimasta per certi versi incompiuta, incastrata tra Mascherano e David Lopez, senza che si trovasse compromesso tra la visione dell’ uomo venuto da Madrid ed i conti di Chiavelli.
Maurizio Sarri ha scritto storia indelebile di pallone e Carlo Ancelotti non solo per colpa sua una delle peggiori pagine della sua strepitosa carriera, Luciano Spalletti ci ha cucito lo scudetto sulle maglie per poi contribuire indirettamente a scucirlo dopo appena un anno.
Le porte buttate a terra da Cavani prima e da Higuain e Mertens poi.
Marek ed il Pocho, Antonio Careca e Bruno Giordano prima ancora.
Ma nessuno, nessuno, allenatori o calciatori, neanche lontanamente, ha avuto l’impatto che sta avendo Antonio Conte su Napoli e sul Napoli, ed in tempi clamorosamente rapidi.
E mettiamo da parte l’ignorante entusiasmo di chi già si sente campione d’Italia e che probabilmente troveremo dall’altro lato della barricata al primo pareggio o chi al primo pareggio dispenserà al mondo i prevedibili “ l’avevo detto” e concentriamoci sui fatti.
Silenzio. Poche parole cui seguono inevitabilmente i fatti. Acquisti. Campo agli uomini di campo.
Di Lorenzo e Kvaratskhelia che pretende rimangano ed ecco che Di Lorenzo e Kvaratskhelia magicamente rimangono e basta. Reputa Buongiorno indispensabile ed il Napoli compra Buongiorno. Pensa che Spinazzola possa essere utilissimo alla causa ed il Napoli spazza via dubbi e perplessità fisiche ed anagrafiche ed ecco il sorriso splendente del ragazzo di Foligno già in campo a Dimaro.
Come nei sogni.
Fatti che solo Antonio Conte oggi come oggi poteva imporre, trasmettendo la sensazione di organizzazione, idee e pallone che a Napoli non si vedevano da anni, il tutto sempre schiacciato da figure familiari di cui mai si è capito il senso ed una società ingombrante mediaticamente che con i suoi allenatori è sempre entrata in conflitto, capace di generare capolavori tricolori e drammi gestionali come quello recentissimo.
Oggi sembra che magicamente tutto sia precisamente dove deve essere, Antonio Conte e Lele Oriali in campo a far sputare sangue al gruppo e contestualmente pronti a proteggerlo, avendo competenze, esperienza, modi e strumenti per farlo, Aurelio De Laurentiis dietro le quinte a lavorare per il Napoli, Edo in qualsiasi posto che non siano campo e spogliatoi, Valentina nell’ombra a contribuire nel tirare fuori magliette bellissime.
Per adesso tutti al proprio posto, al posto giusto.
Vincere non potrà mai essere un obbligo, provarci sì, sempre.
Ed il Napoli in tal senso meglio non avrebbe potuto fare.
McBlu76