di Valentina Scognamiglio
Nella quarta sera del BCT la prima ospite di Piazza Santa Sofia è stata la nota conduttrice e giornalista televisiva Serena Bortone che chiacchierando con Mirella Armiero del Corriere della Sera ha raccontato cosa c’è dietro la storia narrata nel suo primo libro.
Una sorta di autobiografia che autobiografia non è che però parla di una storia vera, della storia di una ragazza degli anni ottanta vissuta un quartiere per bene di Roma. L’autrice ha raccontato di amicizia, di amore, del rapporto con i genitori, ma soprattutto ha scattato la fotografia di un epoca che non c’è più, con mode, colori, suoni e dinamiche completamente diverse da quelle di oggi.
Uno spaccato di vita che per molti è solo un passato, così passato da essere nati quando già era passato. Ma per chi lo ha vissuto è stato probabilmente il periodo più bello della sua vita, il periodo in cui non si parlava di sesso con i genitori ma si chiedeva all’amica più esperta o al ‘Cioè’. Il periodo in cui essere una persona transessuale era impensabile al punto da doverlo tenere nascosto. Il periodo in cui c’erano i paninari con i loro giubbotti di pelle, il periodo che c’era e che ora non c’è più.
“Volevo restituire un incanto perduto” perché per tutti, quando si cresce, è proprio così che si guarda al passato, con magica nostalgia, certi che quel tempo così bello e così al contempo pieno di problemi leggeri non tornerà più.
Una forza della natura è come si è mostrata Serena Bortone, orgogliosa di un libro scritto per necessità, un libro che ha fatto innamorare i suoi lettori che, felici, alla fine dell’incontro hanno aspettato uno a uno il proprio turno per ricevere una dedica e scattare una foto con l’autrice che ha confessato di quanto le piacerebbe continuare a scrivere perché “Scrivere mi fa stare bene e dovreste farlo tutti, anche solo come terapia, perché quando si scrive si vedono le situazioni da lontano e si ridimensionano”.