Giù le mani dal mare di Partenope. Prime proteste ambientaliste, all’annuncio dell’ampliamento del porticciolo di Mergellina. Un progetto in fase avanzata, anticipato sui media da Gennaro Amato, presidente di Afina (Associazione Filiera Italiana Della Nautica) e Nauticsud. Il piano prevede circa 250 posti barca, con 1,2 km di ormeggi. Ampio il ventaglio di sostenitori. C’è il sostegno di Unione Industriali e Banca di credito popolare Napoli, la disponibilità di governo, Comune e Autorità Portuale. Nei prossimi giorni verrà costituita la società.
Ma sull’affare piombano i fulmini ambientalisti. Il Comitato San Martino parla di “atto di prepotenza”. Si punta il dito contro i “profitti” realizzati “sfruttando il mare”. Il comitato attacca la “pretestuosa quanto elitaria domanda di posti barca”. Il disegno mirerebbe a trasformare “il lungomare e quel poco di spiaggia che ancora resta in un posto per pochi, ricchi e potenti”. Nella polemica affiorano gli echi di un’altra battaglia. C’è il nodo del mare negato a Napoli, con le spiagge libere ridotte al lumicino. Il Comitato San Martino ricorda la lotta, ormai storica, contro le concessioni ai lidi privati (“circa il 95% della costa napoletana”). E adesso, in aggiunta, “il mondo imprenditoriale torna all’arrembaggio per “prendersi” il mare”.
L’appello a farsi sentire è a tutti i cittadini, gli intellettuali, gli ambientalisti. “È calato un inquietante silenzio della “intellighenzia” napoletana – sostiene il comitato – su tutti gli atti di questa amministrazione ed anche i mezzi di informazione non aiutano l’opinione pubblica ad orientarsi”. Sulle barricate anche l’ex consigliere comunale Carmine Attanasio. Da lui arriva un altolà al piano per Mergellina. “Si vorrebbe – dice – utilizzare la “cartolina di Napoli” per meri interessi privati e non per dare il mare ai napoletani, inquinando così ulteriormente la parte più bella della costa”. Il progetto, però, veleggia spedito.