Costruttore di un miracolo chiamato Sorrento, una promozione tra i professionisti e una stagione a un passo dai play off, in un’annata vissuta tra grandi sacrifici e da nomade. L’impossibilità di poter giocare in casa, l’aver spostato il quartier generale al ‘Viviani’ di Potenza rappresenta uno scoglio che si può aggirare per una stagione ma che diventa impossibile per due di fila. Tutte considerazioni che allontanano Vincenzo Maiuri dalla panchina del Sorrento con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto.
In più bisogna leggere anche alla voce ambizione per un tecnico che ha voglia di misurarsi con qualcosa che vada al di là della valorizzazione dei giovani e avrebbe voglia di farlo lì dove è stato fino a ora. Stavolta si vuole essere competitivi e cercare di agganciare il treno delle migliori per ritagliarsi uno spazio e, almeno, sgomitare. Tutte considerazioni che potrebbero non appartenere alla programmazione dei rossoneri per la prossima stagione.
E allora per Maiuri si inizia ad allargare l’orizzonte e le pretendenti non mancano. Qualche sondaggio lo avrebbe fatto il Picerno, prima dell’annuncio di Tomei, qualcosa di più il Foggia ma per entrambe pare non se ne faccia niente. Stesso discorso anche per un’altra società sempre del girone C che ha virato decisamente sul tecnico ma anche in questo caso non è possibile decretare il colore della fumata, per ora pare grigia ed oggetto di riflessione. Segnali che quanto fatto in questo torneo ha portato comunque alla ribalta il nome di Maiuri. Apprezzato fuori e non assecondato, come solitamente si dovrebbe fare in questi casi, tra le mura di casa.
Tutti lidi che sono diversi da quello dei sorrentini, le possibilità che Maiuri rimanga sono veramente poche. Ed è un peccato perchè si interrompe una programmazione che stava vivendo gli step nel modo corretto. Valutare questa situazione lascia un pizzico di amaro per un tecnico che sembra fatto per questa piazza, un professionista e collante perfetto tra tutte le componenti, amato dai giocatori e dai tifosi per i suoi modi.
Vivacchiare in C, senza alzare l’asticella partendo dall’ottima base di quest’anno, può essere rischioso. Abbassare le ambizioni non fa parte del mondo dello sport, ma soprattutto, vivere in una condizione di ‘nomadismo’ alla lunga si paga sia sotto il profilo mentale che sotto quello del risultato sportivo, senza contare che può incidere anche in quello che viene solitamente definito come ‘senso di appartenenza’ e legame squadra-tifosi. Un Sorrento senza stadio è una squadra che non può avere il calore che vorrebbe e che meriterebbe, destinata a vivere su un’altalena fatta di soddisfazioni sfiorate e paure di cadere.