Avrebbe dovuto eseguire il ripristino e recupero ambientale di una ex cava chiamata “cava Suarez” e invece ha realizzato una discarica abusiva sversando nel parco metropolitano delle colline di Napoli tra le 200mila e le 250mila tonnellate di rifiuti tra cui anche amianto frantumato.
E’ quanto la Procura di Napoli contesta all’imprenditore partenopeo Bruno Sandone, 49 anni, arrestato e messo ai domiciliari dalla Polizia Locale di Napoli, dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri e da Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza che gli hanno notificato una misura cautelare emessa gip di Napoli Antonio Baldassarre, su richiesta della sezione Ambiente Edilizia Urbanistica” dell’ufficio inquirente partenopeo (sostituto procuratore Giulio Vanacore e procuratore aggiunto Antonio Ricci).
“Per avere un’idea dell’entità dello scempio perpetrato, – viene sottolineato in un comunicato – basti dire che il volume dei rifiuti illecitamente smaltiti, per come valutato dalla consulente, è pari a quello di un edificio con una base di 90 metri per 90 metri e un’altezza di 7-8 piani”. Le forze dell’ordine hanno sequestrato autocarri e macchine per il movimento terra delle società riconducibile all’imprenditore arrestato (per un valore quantificato in circa un milione di euro) e gli è stata notificata anche una interdizione dell’esercizio dell’attività imprenditoriale.