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Si è concluso ieri l’incontro che ha inaugurato la ripresa delle Giornate Giannoniane, attività giunta ormai alla XV edizione e risalente alla dirigenza Crisci.

La mattina, dopo i saluti della dirigente, Teresa De Vito, che li ha ringraziati perché da sempre vicini al Giannone, a testimonianza della passione civica che caratterizza un impegno verso le giovani generazioni mai abbandonato, si sono succeduti al tavolo dei relatori Gaetano Cantone, Tonino Conte e Amerigo Ciervo. Introdotti dalla presentazione della referente, Teresa Simeone, che ha chiarito la scelta del periodo, hanno approfondito, facendo riferimento alle personali esperienze di quegli anni, gli aspetti più problematici del decennio. Con rigore storico e un codice comunicativo che rimarca ancor più la differenza tra i registri linguistici, che sono anche concettuali, cui purtroppo molte donne e uomini delle istituzioni, anche ricoprenti cariche apicali della nostra Repubblica, non sono sufficientemente attenti, hanno raccontato gli eventi drammatici di una stagione caratterizzata dalla strategia della tensione e dal tentativo stragista della destra neofascista di creare un clima di terrore per rendere necessaria la svolta autoritaria ad essa funzionale, terrorismo eversivo seguito dal terrorismo delle Brigate Rosse, macchiatesi di delitti terribili, confluiti nel sequestro e nell’assassinio di Aldo Moro, fautore del compromesso storico e dunque dell’apertura ai comunisti di Enrico Berlinguer. 

Gaetano Cantone, tra l’altro, ha introdotto nel dibattito il tema della complessità, a lui caro come cifra interpretativa della contemporaneità, richiamando l’importanza dello studio e di una “buona semenza” per la conoscenza; Tonino Conte ha ribadito il ruolo degli operai e dei contadini nei movimenti di quegli anni, rinnovando l’appello alla solidarietà tra le classi sociali e riportando l’attenzione, in special modo, sui luoghi marginali del nostro territorio come, ad esempio, il Fortore; Amerigo Ciervo, con i colti riferimenti cui ci ha abituato, ha sottolineato la necessità di tenere vigile l’attenzione sui pericoli che un passato buio continua a trasmetterci.

Le relazioni sono state precedute dal lavoro di ricerca su quegli anni realizzato da Gennaro Barile, che ha anche ricordato il discorso che Moro pronunciò a Benevento nel 1977, e da Roberto Romano, coautore del video. Hanno reso più gradevole l’atmosfera Matteo Caruso e Nazzareno Cocchiaro, con canzoni e musiche di Lennon, di Dylan e di De Gregori; Fiammetta Cappabianco ha documentato con la sua fotografia i momenti più significativi.

Nel pomeriggio si è continuato a tracciare il lungo cammino delle conquiste civili, ripercorso nel video di Francesca Paolucci e Alessandra Padrevita: Maria Felicia Crisci, con la lucidità che la contraddistingue, ha testimoniato le difficoltà di quegli anni difficili per affermare il diritto delle donne ad avere voce e rappresentanza politica e invitando le giovani presenti ad impegnarsi nel difendere le conquiste ottenute, in particolare quelle relative alla 194; Norma Pedicini ha ricordato le contrapposizioni tra le aspirazioni all’autonomia di quando erano giovani e ribelli a ogni imposizione e una società arretrata, bigotta, ancora prigioniera di stereotipi e visioni patriarcali e ha spronato le studentesse e gli studenti a non arretrare nel processo di trasformazione della società e a non cedere alla conservazione.

Alberta De Simone, con chiarezza e fermezza, ha raccontato le vicissitudini di donna che aveva scelto la politica, le ipocrisie e li pregiudizi contro cui ha dovuto combattere e le difficoltà incontrate nel far passare proposte di leggi che si scontravano con le chiusure che trasversalmente interessavano partiti e loro esponenti. La legge più importante da lei proposta, quella che ha trasformato il reato di stupro da delitto contro la morale e il buoncostume a reato contro la persona, del 1996, infatti, per poter passare ha avuto bisogno di un lungo iter e di un dialogo continuo che superasse invidie e arroccamenti: non c’è una prima firmataria proprio per evitare tali impasse. D’altronde anche la legge del 1981, che ha abolito il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, ha registrato un lunghissimo arco di tempo prima che il rifiuto di Franca Viola avesse giustizia.

L’incontro è terminato con l’invito da parte di tutte le relatrici a una presenza forte e coraggiosa: la politica, quella bella e nobile, esiste, hanno ribadito, e sta a tutti noi elevarne il tono e difenderla con una partecipazione responsabile e consapevole, possibile soltanto con la conoscenza e un quotidiano impegno.