Quella tragedia in autostrada segnò l’intera città, ma dopo 41 anni il trauma appare rimosso. E la memoria sta svanendo, come i nomi sulla lapide, mangiata dall’incuria. Il prossimo 26 aprile cadrà l’anniversario della “Strage del Melarancio”. Undici ragazzi e ragazze napoletani, morti in gita nel 1983. Erano studenti della scuola media “Edoardo Nicolardi” dell’Arenella. A falciarli sul bus, sull’A1, un tubo sporgente da un tir. L’impatto nella Galleria del Melarancio, nel Comune fiorentino di Scandicci. Ci furono anche 38 feriti, alcuni convivono ancora con lo shock. Da allora, le vittime sono diventate “Gli 11 fiori del Melarancio”. Li seppellirono assieme, in una cappella del cimitero di Poggioreale. A loro è stata intitolata una strada, non lontano dalla scuola. Una lapide ricorda i nomi di Edoardo Aurino, Maurizio Autunno, Stefania Bianchi, Gianmpaolo Cajati, Eva De Cicco, Annalisa Di Girolamo, Francesca Ielpo, Alfredo Lombardo, Riccardo Pironti, Giancristoforo Ruggiero, Alessandro Sturati.
Il rettangolo di marmo fu posto dal Comune di Napoli, fuori alla chiesa della Rotonda, nel primo anniversario. Ma da tempo il suo degrado è un colpo al cuore, per i familiari. “Non si legge più bene” dice Daniela Lombardo, sorella di Alfredo. Aveva 11 anni il giorno della strage. “Ma la lapide non è l’unica ragione di dispiacere” spiega. L’anno scorso, a 40 anni dai fatti, una fioriera fu installata su uno spartitraffico, a pochi metri dalla lapide. Un’idea della municipalità Vomero-Arenella. “Anche quella – informa Daniela – è stata lasciata in stato di abbandono”. Deteriorata e pericolosa, lo scorso febbraio è stata sostituita da un’altra fioriera. “Stavolta però – sottolinea la familiare – manca una targa ricordo“. La fioriera sta lì, anonima. Emblema di una memoria sbianchettata. “Sicuramente ci sono problemi più importanti – sostiene Daniela -, ma è fastidioso per chi è coinvolto nella vicenda“. Perché “una cosa per onorare la memoria o si fa bene, o non si fa proprio”. Non pochi, tra i parenti delle vittime, se ne lamentano. “Una presa in giro” sbotta la sorella di Alfredo Lombardo.
Il caso fioriera si aggiunge al resto. Ad un senso di indifferenza, circa la tragedia del Melarancio. Come se il tempo avesse cancellato la storia, pur dolorosa. Un disagio aumentato da un paradosso. “A Scandicci è un altro mondo, loro ci tengono molto a ricordare” racconta Daniela. “Ogni anno una cerimonia, mettono dei fiori” evidenzia. Ed ogni anno un torneo di calcio giovanile commemora il tragico evento. Lo organizza il Casellina Calcio, società locale. Anche il nuovo impianto del club porta il nome dei Fiori del Melarancio. A Napoli, viceversa, “di iniziative non se ne stanno facendo più” si rammarica Daniela. Esclusa la fioriera, dal Comune “zero manifestazioni”. Proprio per questo, i familiari hanno deciso di muoversi in proprio. L’anno scorso è stato realizzato un docufilm, firmato dal regista Luca Miniero. “Dalla parte sbagliata”, pellicola a cui la stessa Daniela ha collaborato. Il prossimo 3 maggio (ore 18) sarà proiettata al Cineteatro La Perla di Agnano, nell’ambito del Bagnoli Film Festival. Più in là, verrà distribuita sulle piattaforme. La parte sbagliata è quella dove ti colloca il destino, a tua insaputa. Il lato di un bus, accanto ai finestrini, tranciato dal tubo killer. Chi era lì perse la vita, chi era dall’altra parte invece si salvò. Un’opera è il modo di tenere viva la memoria, a dispetto del disinteresse di tanti. Ma anche di stimolare una riflessione. “Il Melarancio andrebbe ricordato soprattutto in quest’epoca” rileva Antonio Di Gennaro, delegato provinciale di Assoutenti per la mobilità. Proprio oggi, infatti, “ci sono molti incidenti stradali, perché c’è chi si mette al volante in condizioni fisiche non efficienti“. Certi esempi, purtroppo, valgono più di tante parole.