di Valentina Scognamiglio
Prendi una storia di Molière, riadattala, falla raccontare da Elio e dall’Orchestra Filarmonica di Benevento con le musiche di Strauss e si otterrà il connubio perfetto tra opera, teatro e allegria. E sì, perché se ci si pensa per un attimo, uno dei motivi per cui, non solo i giovani, ma tante persone non riescono ad avvicinarsi a tutto ciò che rientra nell’arte ‘classica’ è per quel senso di ‘pesantezza’ che può scaturire in chi non ha l’animo allenato a vedere o sentire questo tipo di opere.
Eppure basterebbe poco per far apprezzare anche a chi non ha nelle proprie corde quest’ arte percepita come antica, basterebbe darle, come è stato fatto in questa bellissima rappresentazione di un opera antica proprio come è ‘Il borghese gentiluomo’, quel pizzico di modernità che per forza di cose non gli appartiene. E con modernità non si intende snaturare un’opera, ma solo renderla più affascinante agli occhi di chi non riesce a trovare la giusta chiave di lettura.
Elio, con la sua geniale comicità, e il giovane maestro Riccardo Bissati alla direzione della nostra amata Filarmonica, hanno portato gli spettatori del Teatro Comunale alla fine del ‘600, in un clima completamente diverso dal nostro, ma lo hanno fatto in un modo così perfetto da non far accorgere nessuno del gap di quasi quattrocento anni.
E così, un ricco borghese, Monsieur Jourdain, il cui unico sogno è di acquisire un titolo nobiliare, con la sua infinità ingenuità e immensa voglia di arrivare dove in realtà, difficilmente potrebbe, si fa prendere in giro da chiunque pur di ottenere ciò che più desidera al mondo. E la narrazione di Elio racconta perfettamente tutto questo, enfatizzando questo animo così desideroso di ottenere ciò che più brama, da non vedere come tutti lo stiano ingannando, proprio davanti i suoi occhi.
In questo le musiche di Strauss hanno completato la narrazione, sottolineando, con la naturalezza che solo i grandi musicisti hanno, i passaggi di snodo tra un avvenimento ed un altro.
E non c’è nulla di più bello che vedere due forme d’arte, di due epoche differenti, unirsi in un momento storico ancora diverso riuscendo ad allietare chi, seduto su una poltrona rossa, si aspetta proprio questo, un momento di spensieratezza che in alcuni casi porta anche a riflettere perché in fondo, almeno una volta nella vita, siamo stati tutti ‘Il borghese gentiluomo’.