Oltre cinquemila scout provenienti da tutta la Campania e da diverse regioni d’Italia hanno partecipato alla marcia per don Diana tenutasi per le strade di Casal di Principe (Caserta) e conclusasi nel piazzale davanti al cimitero, dove c’è la tomba del sacerdote vittima dei clan. “Don Diana era uno di noi” gridano gli scout con gli inconfondibili fazzolettoni blu; già da ieri in oltre settemila hanno invaso la città di don Diana nel trentennale dell’uccisione, per testimoniarne l’esempio di martire della legalità e di simbolo “troppo importante” per i più giovani. Don Diana era scout, e nel suo percorso faceva da educatore oltre che da “pastore di anime”; e proprio gli scout, con la loro presenza costante ogni anno da 30 anni, hanno contribuito a rendere universale e soprattutto conosciuto il messaggio di riscatto e speranza di don Peppe. Ogni scout ha il suo insegnamento ereditato dal prete, e gli scout di ieri sono i capi di oggi, cresciuti con i valori di don Peppe, che hanno tramandato ai più giovani. Giancarlo, caposcout di Agropoli 1, ricorda i primi anni dopo la morte di don Peppe, “quando molta gente, al nostro passaggio, usciva dai bar e sputava a terra; oggi è diverso, durante la marcia abbiamo trovato porte aperte, tante persone in strada ad aspettarci, come un papà con un figlio piccolo. Ai nostri ragazzi scout insegniamo, sull’esempio di don Peppe, a non tacere di fronte alle prevaricazioni”.
Enzo, caposcout del gruppo siciliano Acireale 4 – tanti gli scout provenienti dalla Sicilia, in particolare da Siracusa, Messina e Palermo, dice che essere “qui oggi non è solo testimonianza, perché esserci fisicamente a Casal di Principe è il modo migliore per portare avanti l’esempio di don Diana, ovvero far vivere quotidianamente i fondamentali valori della legalità e della libertà, fare comunità. Ed è importante per i nostri ragazzi, che non sono assopiti come dice qualcuno, ma vanno stimolati e va tirato fuori da loro quel 5% di bontà che hanno, per poi farla crescere. Purtroppo tanti educatori pensano più a condizionare i ragazzi che a dar loro stimoli per crescere”.
Luciano, caposcout di Napoli 5, zona periferica di Gianturco, spiega quanto sia “difficile ma anche bello inculcare dalle nostre parti, piene di problemi, i valori di don Diana, dalla legalità al rispetto degli altri. Noi ci proviamo tutti i giorni, come faceva don Diana”.
Sara, caposcout di Olevano 1 (Salerno), sottolinea “l’importanza di essere qui per dare concretezza a ciò che noi come educatori insegniamo tutti i giorni. Altrimenti tutti le cose che diciamo restano fini a sé stesse”. Erica, capo al gruppo di Pantuliano, frazione del comune casertano di Pastorano, dice che “è fondamentale il messaggio di don Diana” ma che “rispetto a 30 anni fa la mentalità delle persone forse non è cambiata molto.
E’ una domanda che spesso mi pongo. Solo due anni fa siamo riusciti ad aprire un gruppo scout a Casal di Principe, quindi c’è ancora tanto da fare, ma senza l’esempio di Don Diana non sarebbe cambiato nulla”.
Agostino De Caro, storico capo del gruppo Salerno 1, che conosceva bene don Diana, evidenzia che “la presenza degli scout a Casal di Principe è per rinnovare l’impegno dell’Agesci su temi fondamentali come la legalità e il servizio per gli altri; l’esempio di don Diana è fondamentale, perché lui scelse il bene, e anche noi come educatori dobbiamo accompagnare i ragazzi alla scelta del bene”. Francesco, soldato siciliano che presta servizio in una caserma del Cilento ed è caposcout a Roccadaspide, sostiene che “siamo qui oggi per dire no a tutte le mafie e a tutto ciò che non è lecito. Continueremo a portare avanti parole di coraggio e fede di don Diana”.
“La memoria non va mai perduta, perché don Peppe con il suo esempio ha cambiato il cuore di tante persone. Anche Casale è rinata grazie a don Peppe ma anche ad un sindaco come Renato Natale che conosceva bene don Peppe – afferma Annalisa Palmigiano di Agesci Campania. Marco, caposcout del gruppo Scafati 1, dice “i nostri giovani conoscono bene don Diana, e sono sensibili al suo messaggio. Sta anche educatori a noi saperli motivare”.