Mentre continua la lotta intestina all’interno del campo largo e dello stesso Pd, partito che dovrebbe trainare la coalizione che sta ancora alla ricerca di un candidato sindaco da contrapporre all’uscente Gianluca Festa, i consiglieri comunali dem uscenti rivendicano, legittimente, il lavoro svolto.
Cinque anni di Consiglio comunali certamente non facili con l’egemonia di Festa, più volte definito “solo al comando”, al netto di una maggioranza che, nella sostanza, oltre a votare di volta in volta i provvedimenti all’ordine del giorno, non ha mai davvero alzato l’asticella del dibattito in Assise.
Spesso, quindi, il ruolo dei consiglieri di opposizione è stato svilito, a tratti sbeffeggiato e non è un caso che le varie questioni sono state spesso segnalate al Prefetto (compresa la difficoltà di svolgere l’attività consiliare di controllo ndr), poi direttamente alla Procura.
E così questa mattina i consiglieri Pd Ettore Iacovacci (capogruppo), Luca Cipriano ( candidato sindaco nel 2019), Nicola Giordano, Marietta Giordano e il nuovo innesto Gennaro Cesa, si sono riuniti nella sede dem di via Tagliamento e successivamente hanno stilato un documento.
“Nel corso della consiliatura ormai agli sgoccioli abbiamo portato avanti un’azione politica di opposizione che è stata sempre improntata ad un altissimo senso di responsabilità ed orientata al bene della nostra Città- la premessa- Siamo stati un vero e proprio presidio per il Partito Democratico, partito nel quale militiamo con lealtà e grande senso di appartenenza. Abbiamo inteso esercitare la nostra azione politica anche in termini di proposta, provando ad intessere, nei limiti del possibile, un dialogo con l’Amministrazione in carica.
“Ma abbiamo ricevuto nella totalità dei casi esclusivamente porte in faccia, chiusura totale, indisponibilità assoluta al confronto. Un muro di gomma- dicono gli stessi consiglieri- rispetto al quale non ci siamo rassegnati. Anzi, rispetto a certi metodi discutibilissimi in termini di trasparenza e partecipazione democratica, ci siamo ostinatamente contrapposti, senza demordere mai, sempre e solo nell’interesse dei cittadini avellinesi che ci onoriamo di rappresentare.
Va ricordato che la nostra azione, pervicace e mai strumentale, è stata fortemente sostenuta da tutta la Segreteria provinciale del Partito Democratico, senza distinzione alcuna, offrendoci un sostegno che spesso si è rivelato stimolo utilissimo per andare avanti. In aula, con l’appoggio della Segreteria oggi in carica, non ci siamo mossi di un millimetro rispetto alle posizioni assunte, non abbiamo avuto cedimenti né tentennamenti. Tutto questo, nonostante qualche inutile tentativo di destabilizzazione da parte del cosiddetto fuoco amico, ha finito per rendere il nostro gruppo coeso, granitico nelle posizioni, vivo nel confronto interno con il solo obiettivo di individuare le soluzioni che fossero più utili e vantaggiose per la nostra Città”.
I consiglieri dicono di essere consapevoli che l’attuale fase è “assai delicata”, ma comunque rispetto finora hanno continuato ad esercitare il proprio ruolo “con estremo senso di responsabilità, rispettando fortemente lo sforzo profuso, soprattutto in termini di elaborazione programmatica, dal tavolo del cosiddetto “campo largo”. Tavolo al quale, nei mesi scorsi, abbiamo anche provato ad offrire in più fasi un contributo diretto di idee e di metodo, pur percependo una anomala indifferenza verso le nostre posizioni.
Mai ci siamo espressi su ipotesi di candidature. Né abbiamo assunto posizioni su nomi, opzioni, possibili investiture.
Quindi il nocciolo della questione: “Oggi, però, non possiamo restare silenti. E chiediamo di non essere esclusi dal dibattito e dal confronto che si sta portando avanti in particolare sulla indicazione della candidatura apicale dello schieramento di cui il Pd è indiscutibilmente la forza più rappresentativa. Troviamo, perciò, inimmaginabile che l’individuazione della candidatura, che deve necessariamente essere la sintesi di tutte le forze e le energie che hanno animato da oltre un anno il tavolo del campo largo, avvenga altrove e sia animata da livelli estranei al territorio e che del territorio, come naturale, non conoscano tutte le dinamiche. Senza imposizioni ma anche senza veti, come è nel nostro stile: è così che ci piace immaginare questo percorso”.
“In un momento che consideriamo cruciale – conclude il documento – non possiamo non sottolineare come il confronto interno al nostro Partito sia stato condizionato dall’insorgere di polemiche, spesso portate avanti con toni ai limiti dell’aggressività, legate a presunte irregolarità nel tesseramento da poco concluso. I ricorsi presentati non hanno certo agevolato il dialogo al nostro interno, lasciando tra l’altro spesso disorientata la pubblica opinione che da una forza come il Partito Democratico si aspetta ben altro in termini di azione politica”.