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La primavera non bussa, lei entra sicura”.
L’Associazione  App (Avellino Prende Parte) in Consiglio comunale rappresentata da Francesco Iandolo sceglie la frase di una canzone di Vasco Rossi per analizzare quanto sta accadendo in questi giorni a Palazzo di città:

“Le nubi che si addensano sopra palazzo di Città sono a nostro avviso il punto di non ritorno di una prassi politica amministrativa pluridecennale che ha segnato il passato e il presente di Avellino e che non possiamo più permettere ne segni anche il futuro”

Il clima di incertezza sull’applicazione delle norme, di uso privatistico dell’amministrazione e degli incarichi pubblici, di gestione diretta del potere senza intermediazione democratica, di controllo dei servizi e dei permessi a fini di consenso è stato il principale motivo del ritardo di sviluppo economico della nostra terra. Se è parte di un sistema di illegalità diffusa e associata sarà la Procura a dirlo” .

Una questione non solo morale, ma anche politica, sottolineano: “I fatti dicono che la questione non è solo morale, è politica. Un sistema che non nasce e muore in 5 anni ma che ha radici profonde e coinvolge ampi settori e che può essere estirpato alla radice solo cambiando radicalmente pagina all’amministrazione della città, aprendo porte e finestre al coinvolgimento della cittadinanza in tutti i luoghi decisionali fin dentro le partecipate e gli ambiti, dai quartieri a pezzi di bilancio, creando il terreno all’emersione di una classe dirigente politica, economica e sociale nuova. Non immischiata con le consorterie del passato, non emersa tramite il prestigio della famiglia o qualche solido legame con notabili buoni per tutte le stagioni. Una nuova generazione di persone che lavorano, si sono professionalizzate, hanno sviluppato saperi e competenze ben al di là di chi fino a oggi ha tenuto le redini del potere ma che mai ha avuto spazio di prendersi delle responsabilità in prima persona, al massimo “di aiutare”.”

Proprio perché è una questione politica, gli esponenti di Avellino Prende Parte ribadiscono le basi sulle quali hanno contribuito al programma per la città: ” Oggi più che mai serve la tutela dell’interesse pubblico e il rilancio di un’azione amministrativa fondata su una visione e un rinnovamento complessivo piuttosto che sulla tutela del proprio giardino. Il percorso fatto in questi mesi ha portato alla definizione di un programma innovativo e di rottura con l’ambizione di cambiare il volto della città, di rafforzarne i servizi e il supporto alle fasce più deboli della popolazione, di incentivare partecipazione democratica e associazionismo, di instradare Avellino all’interno della rivoluzione ecologica, digitale, amministrativa che sta cambiando il mondo”.

Cosa serve? “Un lavoro importante che va preservato non come un feticcio ma come uno strumento in grado di cambiare sia il contenuto che gli interpreti, in grado di far fare un passo indietro a dei generosi capitani per farne fare dieci avanti alla città. Per costruire una nuova fase è fondamentale che ci siano interpreti nuovi, la città è stanca, ma è rimasta ancora la speranza di un cambiamento. Questa speranza va alimentata, non silenziata, il polso della politica si misura con il battito forte del cambiamento”.