La Campania è tra le sei regioni a più alto rischio idrogeologico, e ora lo scrivono pure i servizi segreti italiani. “La tutela ambientale e il contrasto al cambiamento climatico hanno assunto da tempo una valenza strategica per tutti gli Stati” avverte infatti la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata ieri dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Non si scherza più, perché “i rispettivi aspetti di minaccia stanno iniziando a entrare a far parte anche dell’agenda dei Servizi di Intelligence dei vari Paesi”. Del resto, lo scenario climatico nazionale “è sempre più caratterizzato da una fase di instabilità in ragione di eventi meteorologici estremi e difficilmente prevedibili”. E questo comporta “conseguenze negative su vari aspetti securitari (economici, sociali, alimentari, ambientali e di salute pubblica)”.
L’azione di intelligence nell’ambito della sicurezza ambientale, “di conseguenza, si caratterizza per la necessità di operare in un’ottica sistemica e previsionale”. Si tratta, per gli 007 di “anticipare le criticità e le vulnerabilità al decisore politico, al fine di permettere un’azione di prevenzione del rischio ambientale”. Sono quindi necessari un monitoraggio della “minaccia alla sicurezza ambientale e alla salute pubblica, e un’analisi degli effetti nefasti del cambiamento climatico sulla sicurezza”. Per i servizi segreti, dunque, il Climate change esiste. Con buona pace degli scettici.
Quanto alle “criticità nelle politiche di difesa del suolo”, rileva “come il 94% dei Comuni italiani è a rischio frane e alluvioni”. Sono oltre 8 milioni gli abitanti di aree vulnerabili dal punto di vista geomorfologico e idrologico. Al 2021 inoltre, la popolazione a rischio frane, residente in aree a pericolosità elevata e molto elevata, è risultata pari a 1.303.666 residenti (2,2% del totale). Si trova in Emilia Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Sono “aree fortemente colpite anche dai violenti eventi alluvionali verificatisi nel corso del 2023 a causa dei quali si sono registrati significativi danni sia economici che in termini di vittime“. Ma dove finisce il cambiamento climatico, comincia il problema amministrativo. Secondo l’intelligence, appunto, “in tale quadro di endogena fragilità territoriale emerge un fenomeno di dispersione delle funzioni tra vari Enti e soggetti”. La circostanza costituisce “fonte di potenziali sprechi, inefficienze e sovrapposizioni”. In più incide “negativamente sull’azione di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla mitigazione dei rischi“. Un chiaro avvertimento, tutt’altro che cifrato.