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All’inaugurazione dell’anno giudiziario non risparmia le frustate Michele Oricchio, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania. Nella cerimonia di Villa Pignatelli a Napoli, finisce nel mirino la proroga dello scudo erariale, ma anche l’autonomia differenziata. Contro la prima, la Corte dei conti ha già sollevato la questione di costituzionalità. “È dunque necessario – afferma Oricchio nella sua relazione – contrastare la diffusione della sensazione di un “liberi tutti” alimentata in questi ultimi anni da ricorrenti condoni, rottamazioni, amnistie più o meno velate”. Il richiamo è proprio allo scudo. La norma limita la responsabilità ai soli casi di dolo, nei casi di “condotte attive”, per i fatti commessi dal 17 luglio 2020 al 30 giugno 2024. Immuni, invece, quelli di colpa grave. “Tale distinzione – ricorda Oricchio – è stata giustificata con la necessità di favorire l’adozione di atti senza dover temere per la cosiddetta ‘paura della firma‘”. Un timore a cui, però, la magistratura contabile non crede.

E a rischiare di più, sono i controlli per il Pnrr. Infatti, “così facendo, si finisce per cancellare nella pratica la responsabilità amministrativa in quanto circa il 90% dei giudizi di tale natura innanzi alla Corte dei conti“. A questo punto “è lecito chiedersi perché i condivisibili obiettivi di ripresa socioeconomica debbano essere perseguiti a scapito dell’esercizio di un adeguato controllo giudiziario sull’utilizzo dei finanziamenti pubblici“. A rincarare la dose, il procuratore regionale Antonio Giuseppone. “Allentare le maglie della responsabilità amministrativa per danno erariale, anziché potenziarle – sostiene il capo degli inquirenti -, potrebbe rappresentare un incentivo ad un uso non consono delle risorse pubbliche, del quale, peraltro, anche l’Unione Europea potrebbe chiamare il nostro Paese a rendere conto“.

Ma le spine non sono certo terminate. “Nemmeno può essere minimamente pensabile che la soluzione dei problemi connessi alla corretta gestione delle risorse pubbliche e alla correzione degli squilibri territoriali – avverte Oricchio – possa venire da un’operazione di “ingegneria istituzionale” qual è quella dell’autonomia differenziata”. Il presidente associa la riforma “alla volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi”. Le attribuisce “elementi di rottura e di discriminazione all’interno dello Stato”. E invita a “tenere alte l’attenzione e la guardia”, perché sull’autonomia “continua la pressione di alcune forze politiche – peraltro ampiamente minoritarie nel Paese”. Senza nominarla,  il  riferimento alla Lega sembra chiaro. Viene poi citata la Svimez: con l’autonomia differenziata la “scomparsa della questione meridionale avverrà per eutanasia del Mezzogiorno il cui Pil è, ad esempio, stimato in aumento dello 0,4% nel 2023, con una crescita dimezzata rispetto al Centro-Nord (0,8%)“. Tale quadro “a tinte sicuramente fosche richiama tutta la classe dirigente meridionale ad un’assunzione forte di responsabilità e di iniziativa”. L’imperativo è “allontanare il rischio che i flussi di spesa pubblica facilitata dal Pnrr e l’urgenza di utilizzare i relativi fondi possano favorire nuovi imbarazzanti sprechi consumati attraverso progetti ed azioni che non rispondono alle concrete esigenze locali“. Il pericolo è sempre dietro l’angolo.

I NUMERI DEL 2023

Nel 2023 la sezione giurisdizionale ha emesso complessivamente 1.100 provvedimenti: le sentenze pubblicate sono state 714, di cui 93 di responsabilità, 20 di conto, 10 nei giudizi ad istanza di parte. Per la materia pensionistica le pronunce sono state 591 sentenze, di cui 279 per civili, 291 per militari e 21 di guerra.