“E’ in atto una campagna di aggressione mirata e di falsificazione che si accompagna sempre all’aggressione politica. Non possiamo dare spazio a chi adotta uno stile da stracciarola, fatto di volgarità, approssimazione, arroganza e mistificazione. Dobbiamo evitare di dare spazio a questi atteggiamenti: le cose che riguardano la Campania si decidono a Napoli e non a Roma e men che mai nelle stanze del Presidente del Consiglio. Mi è stato riferito che ieri la Presidente del Consiglio si è esibita in una performance con l’adozione di quello stile cui facevo cenno”. Così il presidente della Campania Vincenzo De Luca in una diretta Fb.
“L’unico che ha offeso con dichiarazioni insultanti è stato il premier, negli atti pubblici, non nelle stupidaggini rubate che in un paese civile non contano nulla”. Così il governatore campano Vincenzo De Luca torna sulle polemiche per le dichiarazioni di Giorgia Meloni sulla manifestazione promossa a Roma da Regione e Anci venerdì scorso, con il commento-insulto finale del governatore alla premier.
“Dire a centinaia di sindaci ‘andate a lavorare’, con toni di razzismo intollerabile. Il premier avrebbe dovuto chiedere scusa ai sindaci che rappresentano milioni di cittadini, non perché nominati come avviene in Parlamento ma in quanto eletti direttamente. Dovrebbe scusarsi anche chi dice ‘me ne frego’ a qualche presidente di Regione. Abbiamo conosciuto la sottocultura del ‘me ne frego’, sarebbe consigliabile per il premier uscire da quella temperie sottoculturale. Qualche anno fa il premier guidava allegramente in via del Corso un corteo contro le vaccinazioni covid. Ricordo le sparate demagogiche sull’abolizione delle accise, il numero chiuso a medicina, si prometteva tutto a tutti. Quel tempo dovrebbe essere concluso”.
“Visto che il presidente del Consiglio mi ha tirato in ballo la ringrazio per l’attenzione perché mi sta facendo diventare l’antagonista principe del governo, ma io sono un modesto artigiano della politica mica come lei che è formidabile. Ora visto che mi tira in ballo, vorrei proporre un dibattito pubblico al premier, mi dia questa consolazione: o mi lascia in pace o facciamo un dibattito pubblico. Non scappate, non fate i conigli”. Il governatore campano Vincenzo De Luca affida all’appuntamento social del venerdì la replica alle accuse lanciate ieri dal premier Meloni sull’utilizzo dei fondi di coesione da parte della Campania per finanziare sagre ed appuntamenti di poco rilievo come “la festa del caciocavallo”.
“E’ in atto – dice il governatore – una campagna di falsificazione perché hanno valutato che De Luca è uno che non si piega e non si vende e dunque andava colpito. Hanno valutato pure che l’esperienza di governo della Campania è di avanguardia ma ovviamente questo dà un qualche fastidio perché l’esperienza di governo della Campania sfugge dall’immagine del Sud cialtrone e inefficiente. Siamo la regione che ha accettato la sfida dei risultati amministrativi, della trasparenza e dell’efficienza”.
L’affondo della premier Meloni sull’utilizzo dei fondi di Coesione destinati alla Campania in feste e sagre di paese è al centro dell’appuntamento social del venerdì del governatore campano Vincenzo De Luca: “A proposito della campagna di falsificazione in cui sono impegnati soprattutto i giovanotti di Fdi, ma tutta la maggioranza, e a proposito della performance di ieri del premier sulle sagre – ha detto De Luca durante la diretta Fb – mi hanno portato un ritaglio di Repubblica del 25 luglio 2022 in cui si spiegava che il partito di Giorgia Meloni aveva in animo di toccare le principali feste delle Campania in campagna elettorale. In particolare, il segretario regionale del suo partito invitava gli elettori della Meloni ad andare in giro per sagre. Ora, vorrei dire all’onorevole Meloni, che una regione dà i soldi – 10 mila euro, 20 mila euro – ai Comuni e alle proloco che poi organizzano la sagra: ma ci si può ridurre da Presidente del Consiglio a questi livelli di volgarità e cialtroneria?”.
Nella sua diretta social del venerdì il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca torna sulla questione della capacità di spesa e dell’utilizzo dei fondi, dopo le critiche fatte ieri dalla premier Meloni a Porta a Porta. E rivolge una stoccata al Governo in merito ai dati sul Pnrr, con la spesa rendicontata di alcuni ministeri a percentuali di una sola cifra, “eccezionale il ministero della cultura con ben il 3,40 per cento”.
La “sgangherata performance del presidente del Consiglio si basava su ‘avete miliardi a disposizione non spesi e chiedete altri soldi’. Non ha capito, onorevole Meloni. A parte che chi spende sono per l’80-90 per cento i comuni, cui si aggiungono grandi aziende pubbliche come Anas e Fs che rendicontano autonomamente, per il 2014-2020 sui fondi di sviluppo e coesione i nostri impegni di spesa sono all’86,94%, i pagamenti al 50,67%, il costo realizzato quasi il 60 per cento. La Calabria è una regione sorella, siamo felici che venerdì scorso abbia firmato l’accordo per i fondi di coesione pur avendo dati su pagamenti e impegni di spesa inferiori ai nostri. Tutta questa manfrina sui dati è solo una finzione, dimostra che è in atto un attacco politico discriminatorio verso qualcuno”.
De Luca ripete che in assenza dei nuovi fondi di sviluppo e coesione “sono a rischio 12mila posti nel comparto spettacolo e audiovisivo, che non può fare programmazione. E 200 Comuni rischiano il dissesto se la Regione non copre con risorse proprie le opere non completate entro il dicembre scorso. Senza quei fondi non si possono fare le strade, gli interventi nei Campi Flegrei, quelli per i beni culturali”.
“Il terzo mandato? In Campania si può fare”. Il governatore campano Vincenzo De Luca interviene sul dibattito in corso in Parlamento nel corso della diretta Fb del venerdì.
“Tra le tante stupidaggini di questi giorni – ha detto – c’è anche il dibattito sul terzo mandato. Volevo chiarire che la Campania è totalmente indifferente, il terzo mandato lo può fare tranquillamente non avendo recepito la legge nazionale sui due mandati. Ecco perché assistiamo da osservatori a questo bel dibattito totalmente demenziale. La sostanza del dibattito – ha osservato De Luca – è che tutti i nominati che sono nelle aule parlamentari hanno paura del voto libero dei cittadini, é sconcertante. Se uno è un imbecille e se ne deve andare lo devono decidere i cittadini”.
“Siamo completamente indifferenti a questa discussione – ha ribadito De Luca – spettatori indifferenti, siamo in fase Zen, ci limitiamo solo a rilevare che tra le tante idiozie di questo Paese c’è anche questa sul terzo mandato, cioè sul diritto dei cittadini a votare”.
Chiusura all’insegna di ironici ‘ringraziamenti’ per l’appuntamento settimanale sui social del governatore campano De Luca, ricco di riferimenti e repliche alla premier Meloni. “Ringrazio i miei interlocutori e interlocutrici – ha concluso De Luca – che mi danno la possibilità di dare vita a un dibattito politico all’insegna dell’effervescenza, dell’allegria, del non politicamente corretto, perlomeno non ci annoiamo. Ma ci facciano lavorare in pace, noi siamo sportivi e tolleranti fino a quando ci fanno lavorare in pace. Quando pensano di ostacolarci per ragioni di politica politicante o perché immaginano di avere di fronte interlocutori che piegano la testa allora no, la dignità di Napoli e del Sud non é in vendita, noi la testa non la piegheremo mai”. Infine un ringraziamento ai suoi sostenitori: “Grazie – il commiato di De Luca – a tutti quelli che hanno deciso di combattere insieme con me e di sostenere questa battaglia. Mi è capitato di dire che io so come si può vivere bene e in serenità, non sono obbligato a intossicarmi la vita, a caricarmi di tensioni, ma credo che bisogna essere uomini e per la responsabilità che abbiamo abbiamo il dovere di difendere le nostre comunità. Ovviamente – conclude – c’è bisogno della partecipazione di tutti se vogliamo vincere come è necessario le nostre battaglie”.