La manifestazione di martedì 13 febbraio davanti ai cancelli della sede Rai di Napoli, in via Marconi, sfociata negli scontri tra Polizia e manifestanti ha lasciato il segno. Non solo sulla testa di qualche attivista pro-Palestina ma anche all’interno della redazione del telegiornale campano della RAI.
Ha fatto molto discutere il messaggio, attribuito alla direzione della TGR e pubblicato sul Fatto quotidiano, secondo il quale dai vertici del TG sarebbe stato imposto il diktat a tutte le redazioni locali di non riprendere quelle manifestazioni annunciate davanti alle sedi regionali. Il condizionale è d’obbligo ma nessuno si è ancora affrettato a smentire quella nota informale che sarebbe stata inviata ai Capiredattori. Quella di Napoli era, in ordine di tempo, la prima protesta dopo il comunicato dell’AD della RAI, Roberto Sergio, che aveva sollevato un vespaio di polemiche.
Ed è lì che si sono consumati i primi scontri: immagini che, tuttavia, il TGR non ha trasmesso, perché da quanto racconta chi c’era (anche numerosi giornalisti, ndr) le telecamere RAI sono spuntate fuori solo dopo le cariche e i feriti tra manifestanti e forze dell’ordine. Fatti che hanno spinto alcuni giornalisti della TGR Campania, anche firme storiche della testata, a chiedere con forza la convocazione urgente di un’assemblea che si terrà nel pomeriggio di oggi in un clima incandescente, con il CDR (i rappresentanti di base dei lavoratori, ndr) che si presenta all’appuntamento dopo aver rassegnato in blocco le proprie dimissioni.