Un sistema palafittico preistorico risalente a 3500 anni fa. È la straordinaria scoperta archeologica che da alcune settimane sta emergendo all’interno delle cavità carsiche delle grotte site tra i comuni salernitani di Pertosa e Auletta, nel Vallo di Diano, a seguito dei lavori di ricerca e documentazione speleo-archeologica realizzati dalla Soprintendenza Archeologica delle Belle arti e del Paesaggio di Salerno e Avellino, dalla fondazione Mida che è l’Ente gestore delle Grotte di Pertosa-Auletta e dal centro regionale di speleologia Enzo Dei Medici.
Situate ai piedi dei Monti Alburni, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano e Alburni, le Grotte di Pertosa-Auletta, sono delle antiche cavità carsiche attraversate dall’alveo fluviale sotterraneo del Fiume Negro. Per la loro caratteristica, sono le uniche grotte in Italia ad essere navigabili e le uniche grotte in Europa che conservano i resti di un villaggio palafittico risalente al II millennio avanti Cristo.
Un raro e prezioso esempio di storia, archeologia e bellezza, le grotte di Pertosa-Auletta, che richiamano ogni anno migliaia di turisti, curiosi, archeologici e speleologi, oggetto di continui studi e ricerche scientifiche ed il cui giacimento archeologico presente all’interno delle grotte è noto agli studiosi sin dalla fine dell’800 poiché conserva, in ambiente sotterraneo, unico caso in Europa, i resti di una palafitta di età protostorica risalenti a circa 3500 anni fa.
Un impianto palafittico che a causa di una diga che sbarra il fiume Negro all’ingresso delle grotte, è ritornato ad essere oggetto di ulteriore ricerca, studio e approfondimento da quando, qualche settimana fa, è stato svuotato l’invaso idrico artificiale utilizzato per l’energia idroelettrica. Lavori straordinari questi, che hanno permesso al gruppo scientifico, di documentare l’estensione dell’impianto delle palafitte e di perfezionarne la conoscenza, scoprendo la presenza di reperti antichi e testimonianze risalenti all’età neolitica di epoca romana.