“‘Il sorriso oltre la paura’. Potrebbe quasi sembrare il titolo di un romanzo e invece il “sorriso oltre la paura” è esperienza di vita vissuta in questi ultimi giorni”. Lo scrive Mafalda in una lettera per condividere la sua esperienza vissuta nei giorni scorsi presso il reparto di Pediatria dell’ospedale ‘San Pio‘ di Benevento. Con commozione descrive il sorriso di “tante persone fantastiche” che hanno circondato il suo bambino di sette mesi durante un periodo di ricovero per bronchiolite e complicazioni.
“Avevo paura – scrive – come tante altre mamme che, ahimè, si ritrovano spaesate a vedere i loro piccoli, sofferenti, in un lettino di ospedale. Il piccolo quando è stato ricoverato aveva la saturazione bassa, necessità di supporto di ossigeno… lascio solo immaginare di fronte a tutto ciò il cuore di una mamma come si sia sentito schiacciato.
Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il miglioramento della situazione che subentra anche la gastroenterite… mi è sembrato davvero un incubo senza fine!”.
“In queste giornate di tempesta”, Mafalda ha trovato un raggio di sole nell’accoglienza, umanità e professionalità del personale medico e sanitario che ha trattato il suo bambino. “Hanno fatto sì – aggiunge – che quella paura piano piano lasciasse il posto alla speranza e al sorriso. Tutte persone meravigliose e a tutti loro va la mia profonda gratitudine per averci fatto vivere un’esperienza di per sé negativa nella maniera più positiva possibile”.
La gratitudine di Mafalda traspare nel ringraziamento speciale ai medici per la loro professionalità e dedizione al lavoro. Sottolinea come un reparto così attento e premuroso debba essere motivo di orgoglio per l’intera città, e invita ad un cambio di prospettiva sulla sanità cittadina, spesso bersaglio di critiche anziché di riconoscimenti: “Ci tenevo a scrivere questo pensiero perché purtroppo, spesso, si legge solo male della nostra sanità cittadina, forse perché siamo più inclini alla rabbia e alla lamentela che alla gratitudine e quando “va tutto bene” lo diamo forse per scontato ma almeno per me non lo era – conclude -. Quindi grazie… perché è l’amore per l’ordinario che genera lo straordinario!”.