A sei mesi dai roghi nell’ex campo rom di Barra, i cittadini di Napoli Est pensano sia tutto immutato. E nemmeno il tavolo in prefettura avrebbe fornito le risposte attese. Per questo sabato alle 10.00 hanno organizzato una Tavola Rotonda, presso il salone della chiesa della Beata Vergine di Lourdes e Santa Bernardetta di Ponticelli, intitolata “Il diritto di respirare a Barra e nell’Area Orientale della città di Napoli”. Al confronto sono invitati anche l’assessore comunale alla Salute, Vincenzo Santagada, e il vescovo ausiliare Gaetano Castello. “Dallo scorso luglio – ricorda una nota -, l’intera zona di Barra, Ponticelli, San Giovanni e dei comuni limitrofi è stata invasa da fumi tossici provenienti da una mega discarica situata in via Mastellone che ancora adesso rilascia fumi nocivi“. Sulla questione, il 3 febbraio discuteranno cittadini, enti locali ed esperti. “Intendiamo rappresentare una società multistratificata che si unisce – spiega la coordinatrice dei comitati Mariarosaria De Matteo (Barra R-Esiste) – per chiedere la soluzione di questa piaga, perché ad oggi non siamo riusciti ad avere una risposta dall’amministrazione comunale“.
Eppure, nei mesi scorsi, si è aperto un tavolo in Prefettura. Tuttavia “fino ad oggi – sottolinea De Matteo – questo non ci ha portato ad avere una risposta definitiva dal Comune di Napoli”. Ora residenti e attivisti auspicano una svolta, “nel prendere atto che la società è compatta e unita“. Diverse le richieste sul tavolo. La bonifica dell’area. Un rimedio per le persistenti fumarole, le esalazioni maleodoranti dal terreno incendiato. Un presidio per impedire altri sversamenti abusivi. E poi il biomonitoraggio della popolazione. “Lo abbiamo chiesto ripetutamente e lo chiederemo ancora – annuncia l’attivista – con la presenza del dottor Paolo Fierro e dell’equipe di epidemiologia che sta studiando la correlazione tra la diossina e le malattie“. Fierro, vice presidente di Medicina Democratica, proporrà un’indagine epidemiologica. Su un punto, infatti, i comitati sono irremovibili. “Dire che nell’aria non c’è diossina – afferma De Matteo – non significa che quella accumulata in questi mesi non si sia depositata sulle persone, sugli animali e sul terreno“. E che quindi “a distanza di qualche anno non vada ancora di più ad aumentare quelle che sono patologie all’interno della nostra realtà da 100 anni”. Perché a Napoli Est “abbiamo accumulato inquinamento di ogni genere, e con gli incendi dell’estate scorsa stiamo continuando”.
Quella dei cittadini “è una preoccupazione seria, rischiamo di fare una fine peggiore della Terra dei fuochi“. Si può esemplificare. “L’area dove si è sprigionato l’incendio – dice De Matteo – comprende, a 500 metri di distanza, due scuole, con una platea di oltre 1.700 alunni”. A ridosso “ci sono anche coltivazioni dove i si producono ogni giorno insalata, pomodori, zucchine”. Per questo i residenti hanno “chiesto alla Chiesa di essere seduta materialmente accanto a noi, fermo restando che dall’inizio ci ha sempre sostenuto nelle richieste”. Ma si aspettano ancora risposte.