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“I macchinari per la produzione di pellet sono stati sistemati in un altro stabile”. Sono state revocate le misure cautelari nei confronti di Pietro Sabatino, 45 anni, Mariano Sabatino, 43 anni, due fratelli di Montesarchio e Corrado Paitoni, 58 anni, originario di Brescia, arrestati in seguito a un’inchiesta della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Benevento e dell’European Public Prosecutor’s Office (EPPO) di Napoli.

I tre erano finiti agli arresti domiciliari per una presunta indebita percezione di un contributo pubblico richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico da un’impresa operante nel settore della rivendita autoveicoli, per la costruzione di un impianto per la produzione di pellet. Nei loro confronti era stato eseguito anche il sequestro dei conti correnti e delle somme in essi depositate fino alla concorrenza di 315.000,00 euro, quest’ultima misura era stata estesa anche alla società beneficiaria del contributo comunitario.

In seguito ai numerosi sopralluoghi eseguiti dal Nucleo P.E.F. presso la sede operativa di Benevento, era stato accertato che nei locali aziendali veniva svolta l’attività di vendita autovetture, officina assistenza, vendita ricambi per un noto marchio, nonché revisioni auto, ma non era stata rilevata la presenza di alcun macchinario inerente l’investimento di che trattasi. Secondo gli inquirenti, al fine di ottenere l’erogazione del contributo pubblico e documentare lo stato di avanzamento dei lavori per le spese sostenute nell’ambito dell’investimento in parola, la società beneventana utilizzava false fatturazioni per operazioni inesistenti emesse, con artifici e raggiri da una società con sede nella Repubblica Ceca.

Dopo l’interrogatorio di garanzia dei tre indagati, gli avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo, impegnati nella difesa, hanno richiesto la revoca della misura cautelare per effetto di quello che avevano dimostrato. I macchinari acquistati, infatti, erano stati installati presso un altro stabile dell’impresa operante nel settore della rivendita autoveicoli, come certificato da alcune foto e documenti relativi ad un sopralluogo di Invitalia nel mese di giugno dello scorso anno, che aveva accertato l’esistenza dei macchinari. Un difetto di comunicazione quindi, che aveva portato all’arresto di tre persone. Il giudice del Tribunale di Benevento, prendendo atto di quanto presentato dalle difese, ha accolto la richiesta ed ha revocati gli arresti ai tre indagati.

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