Altro che rendere più efficienti i processi. “Purtroppo il processo penale telematico non funziona o funziona lentamente” denuncia Nicola Gratteri, parlando della novità, lanciata definitivamente dalla riforma Cartabia. L’affondo del procuratore capo di Napoli arriva a Castel Capuano, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. E a Gratteri fa eco la giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati, in conferenza stampa. “Per far funzionare un processo penale – spiega Ida Teresi, presidente dell’Anm Napoli – occorrono norme razionali, in questo momento le procedure sono rese ancora più complicate e complesse, non c’è stato uno snellimento. Questo diventa ancora più grave se si pensa alla carenza di organici”.
Teresi ricorda che “il mio ufficio, la procura di Napoli, ha sollevato in tutte le sedi istituzionali il problema, come hanno fatto tutte le procure italiane”. Le toghe evocano un appesantimento intollerabile del procedimento. “Siamo stati costretti a utilizzare l’informatica giudiziaria – dice Teresi -, trasformando la nostra attività quasi in quella di operatori di data entry, senza però avere un sistema completo. Siamo in esercizio nello stesso periodo del rodaggio del sistema“.
E Gratteri esemplifica: “Mentre prima riuscivo in meno di 10 minuti ad archiviare un fascicolo, oggi ci vogliono almeno 2 ore”. Quindi, secondo il procuratore, “la app al 99% non funziona, il tanto annunciato processo telematico purtroppo non è una realtà”. O magari, è già un incubo.