Magari lo apprezzerà il ministro Salvini, pronto ad una stretta sugli autovelox. Ma intanto Napoli, sui rilevatori di velocità, fa registrare un clamoroso primato negativo. Sono appena 18.700 gli euro incassati nel 2022, grazie alle sanzioni elevate, secondo il Codacons. E a meno di non considerarlo un record di guida virtuosa – ma ci pare improbabile – la cifra sembra incredibile. Specie se messa al confronto con altre città. Siamo infatti a distanza siderale da Firenze (23,2 milioni di euro), Milano (quasi 13 milioni), Genova (10,7 milioni) e Roma (6,1 milioni). Ma non si tratta solo delle aree metropolitane. I comuni nella zona del Salento hanno ottenuto in tutto circa 23 milioni di euro. “Il comune di Cavallino, ad esempio – afferma il Codacons -, ha visto gli introiti passare da zero del 2021 ai 2.520.121 euro del 2022 grazie all’apparecchio di rilevazione della velocità installato sulla statale 16 Lecce-Maglie“. L’amministrazione di Surbo “ha incassato 309.580 euro, che salgono a 720.022 euro a Trepuzzi grazie ai tre autovelox installati sulla statale 613 Lecce-Brindisi”. I maggiori introiti “vanno però a Melpignano: 2.545.445 euro grazie agli autovelox sulla Statale 16 Lecce-Maglie”. E così via.
Il trend italiano, peraltro, è in aumento vertiginoso. “In base ai dati ufficiali del Ministero dell’Interno – spiega l’associazione di difesa dei consumatori -, nel 2022 le principali 20 città italiane hanno incassato un totale di 75.891.968 euro , con una crescita del +61,7% rispetto ai 46.921.290 euro di proventi registrati dalle stesse amministrazioni comunali nel 2021″. Ma Napoli è in netta controtendenza. Un caso a parte, nella repubblica degli autovelox. L’Italia ne conta il maggior numero. Le ultime stime – mai smentite – parlano di 11.130 apparecchi lungo tutta la penisola. Molto più di Gran Bretagna (circa 7.700), Germania (oltre 4.700), Francia (3.780). Il Codacons sottolinea anche i “sempre più frequenti casi di autovelox smantellati ad opera di ignoti, fenomeno che sta interessando diverse zone d’Italia”. E Napoli, almeno in questo, non farebbe eccezione. “Sì, ci potrebbe essere anche un discorso legato alla manomissione degli apparecchi” dice Matteo Marchetti, vice segretario nazionale del Codacons. Ma sarebbe solo una delle spiegazioni possibili, per motivare il caso. E neppure la principale. “Io credo che comunque la prima causa – aggiunge Marchetti – sia la poca solvibilità di chi subisce le contravvenzioni“. In pratica “la gente preferisce non pagare”. E il verbale, “diventato non più ricorribile, viene quindi cooptato dalla società di riscossione. E a quel punto possono passare anche 4-5 anni prima dell’incasso”.
Tuttavia questo “non è solo un problema di Napoli, ma del Sud”. Infatti “tra il pagare la multa e mettere il piatto a tavola – sostiene l’esponente del Codacons -, si sceglie la seconda cosa. C’è una disparità di reddito tra nord e sud, e una forbice che sta aumentando sempre più“. E la questione “non si risolverà, fino a quando non si affronterà il problema del Mezzogiorno”. Poi, certo, può esserci anche altro. “Un alto numero di targhe false, o poco leggibili” ipotizza Marchetti. E non ultimo “un maggior numero di ricorsi avverso le contravvenzioni legate all’autovelox, probabilmente anche un maggiore accoglimento di questi ricorsi, dovuto a causa disparate, dalla mancata segnalazione dell’autovelox alla mancata taratura dell’apparecchio“. E per le casse del comune di Napoli, restano chimera anche le multe da autovelox.