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La nota dell’Associazione Consumatori Irpini:

“la penosa telenovela della Camera di Commercio Irpinia-Sannio continua, offrendo il peggio di sé. Un ente pubblico, che dovrebbe rappresentare interessi economici generali di un territorio e dare risposte ai problemi delle categorie produttive, invece è sempre più ostaggio della politica, della cattiva politica, e di giochi di potere di determinati ambienti, che occupano le istituzioni e penalizzano la comunità locale.

Dopo la lunga e travagliata fase di transizione, che ha portato alla genesi dell’ente interprovinciale, si è purtroppo assistito al riproporsi di divisioni, conflittualità strumentali tra le sigle dei diversi comparti, distruttive ambizioni personali dei soliti noti e tanta improvvisazione, che hanno determinato l’illegittimo scioglimento degli organismi di governo della Camera di commercio. Una decisione imposta da Napoli, dalla Regione, che ha impedito il prosieguo delle attività ai consiglieri in carica. Sarebbero bastate le dimissioni del presidente, che si è dimostrato completamente inadatto al ruolo, motivo per cui è stato di fatto sfiduciato. Il suo comportamento antidemocratico e irresponsabile ha agevolato il caos attuale.

Si è tornati, dunque, a rivivere, ormai da quasi un anno, una fase di commissariamento. Ciò che è peggio, il commissario pro-tempore, Girolamo Pettrone, ex direttore di Confindustria Salerno ed ex commissario della Camera di Commercio Napoli (veste nella quale è stato molto contestato), non solo è indisponibile al dialogo con il territorio, ma travalica i limiti istituzionali dell’esercizio della sua funzione, svolgendo attività che vanno ben oltre l’ordinaria amministrazione, della quale dovrebbe statutariamente occuparsi, preparando il terreno per l’elezione di nuovi organismi, seguendo le “regole del gioco”. Al contrario, si assumono decisioni dannose per le imprese irpine e sannite, come l’aumento del 20% dei diritti camerali, che non trova giustificazione alcuna in eventuali ragioni di bilancio e rispetto alla quale le associazioni di categoria si sono espresse in maniera contraria, con una precisa deliberazione dell’ultimo consiglio camerale in carica, restando inascoltate.

Il commissario però non ha esitato un momento a gravare sul bilancio dell’ente, conferendo costosi incarichi esterni di vertice, come quello attribuito al segretario generale della Camera di commercio di Salerno e ad un altro dirigente dello stesso ente, evitando di utilizzare figure già in forze all’ente.

Provvedimenti che si presentano come veri e propri schiaffi al territorio irpino-sannita, considerato evidentemente terra di conquista, come dimostrano anche le situazioni di altri enti di servizio, nel silenzio più assoluto delle rappresentanze politiche ed istituzionali, a cominciare dalla deputazione regionale. 

La Camera di Commercio Irpinia-Sannio e le sue quote di partecipazione in altri enti ed aziende fanno gola a chi sta provando a giocare una partita politico-economica di piccolo cabotaggio, in Campania e sul piano nazionale, nell’ambito di Unioncamere, dove a muovere i fili è il presidente, Andrea Prete, guarda caso, pure lui ex presidente di Confindustria Salerno, che alla guida della rete camerale nazionale ha ottenuto risultati tutt’altro che positivi. Una partita, su cui si stanno consolidando e costruendo carriere personali, che non è difficile comprendere che abbia sostegni politici all’interno dei Palazzi.

Tutto ciò è inaccettabile e vergognoso, oltre che lesivo degli interessi delle aree interne, che rischiano di essere depauperate delle proprie risorse. Ad essere danneggiate sono innanzitutto le imprese, le associazioni di categoria e gli stessi cittadini.

E’ tempo, quindi, che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità, senza infingimenti e reticenze, così come è necessario voltare decisamente pagina anche sui territori, per evitare gli errori del passato, per i quali  oggi si paga un caro prezzo, errori interni alle categorie, di chi ha svolto ruoli apicali, non spendendosi per la comunità, ma favorendo le attuali incursioni, e dei burocrati di turno dell’ente, che hanno lasciato soltanto macerie, con le loro forzature, funzionali ai disegni di occupazione della Camera di Commercio”.